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L'enigma dell'ora, Giorgio De Chirico - Analisi


L'enigma dell'ora (L'enigme de l'heure) è un dipinto a olio su tela realizzato da Giorgio De Chirico nel 1911. Dal momento che l'artista è italiano ma il titolo originale del dipinto è francese, possiamo dedurre che lo abbia realizzato durante il suo soggiorno parigino, quando il pittore, in disparte rispetto alle avanguardie storiche (ed in particolare rispetto al cubismo) propose un'arte del tutto inedita e magica, ma non abbastanza per potersi mantenere economicamente. L'enigma dell'ora è una della prime opere dedicate alla famosa serie di quadri detti «Piazze d’Italia».
Le dimensioni del dipinto sono 71 cm d'altezza x 55 cm di base; appartiene alla Collezione Mattioli e si trova conservato a Milano.


Spiegazione

Un porticato, sovrastato da una loggia, occupa quasi l'intero spazio della tela. Nella sua ombra densa una figura umana immobile aspetta nella seconda arcata a destra. In basso i raggi del sole pomeridiano sfiorano appena una vasca con uno zampillo d'acqua, mentre investono la donna di spalle vestita di bianco che le sta di fianco. Il portico reca suggestioni di architetture fiorentine: lo Spedale degli Innocenti e il Corridoio Vasariano.


Gli elementi ricorrenti di queste tele sono spazi vuoti delimitati da edifici urbani, in cui è quasi sempre assente la figura umana; per lo più vengono inserite nelle piazze delle statue che spesso hanno una forma ironicamente classicheggiante, inoltre sono caratterizzate da uno sfondo che presenta densità atmosferica.
In questo quadro, invece, non ci sono statue, bensì tre figure umane: la prima è una donna di spalle in primo piano che sembra stia fotografando l'orologio, la seconda un uomo quasi nascosto nell'ombra densa della seconda arcata a destra e la terza quasi assente nel dipinto si trova al di sopra delle altre due nel piano superiore.
Dalle aperture del portico e della loggia traspare un colore uniforme e un cielo limpido che contribuiscono a definire la geometria dell'architettura resa in modo essenziale e con una prospettiva approssimativa.

Il titolo del quadro è altamente evocativo e nasce probabilmente dall'intenzione di De Chirico di rappresentare un orologio fermo e immobile come le due persone in figura: l'orologio che indica un'ora pomeridiana (lo si può dedurre dalla luce del giorno) stabilisce con l'osservatore un rapporto di attesa, attesa di un evento sconosciuto che sta per compiersi. Anche il tempo si è fermato e aspetta nel silenzio di una piazza disabitata.

Appare tuttavia logico che, non è possibile rappresentare su un quadro un qualcosa in movimento come le lancette dell'orologio. E così, non possiamo stabilire se orologio illustrato sia funzionante o meno. Tuttavia, è proprio la fermezza e l'immobilità di tutta l’immagine a suggerirci che anche l'orologio sia fermo, anche se non lo sapremo mai con assoluta certezza. Perché, in fondo, esso potrebbe anche essere l'unica cosa che continua a muoversi, segnando un tempo senza senso, che non produce più modificazioni nel corso delle cose.



Analisi pittorica

Nel quadro la prospettiva apparentemente centrale è in realtà completamente falsata, come se la fontana venisse vista dal centro e l'edificio da sinistra. C’è quindi solo l’illusione di ritornare alla perfezione rinascimentale ed il risultato consiste nella non voluta applicazione di una regola conosciuta che, ironicamente viene contraddetta per arrecare inquietudine e disagio, approdando all'atteggiamento medievale di raffigurare lo spazio.

La scena appare come congelata da campiture cromatiche che non lasciano spazio a chiaroscuri ed altri virtuosismi che ne rendano identificabile l'appartenenza stilistica. Queste architetture dipinte di De Chirico sembrano cogliere uno spirito di classicità senza tempo. Sono delle forme pure che però conservano tutto ciò che il classico deve avere: armonia, ritmo, proporzione, equilibrio. E questi saranno anche i contenuti di quell'architettura classicista che, nel ventennio, divenne lo stile fascista in campo architettonico. E come luogo costruito, metafisico per eccellenza, ci rimane proprio l'Eur che, progettato per la grande Esposizione Universale di Roma del 1942, è la testimonianza più famosa dei gusti architettonici classicheggianti e "metafisici" del fascismo.



Curiosità

In un famoso scritto redatto in francese intorno al 1912-13, il pittore racconta in maniera chiara e affascinante di come l'idea di questo quadro gli fosse venuta proprio durante un caldo pomeriggio d'autunno mentre sedeva, convalescente per una "lunga dolorosa malattia", su una panchina nella Piazza Santa Croce a Firenze.



Commento

Al primo sguardo non si direbbe che dietro un dipinto apparentemente semplice, possa nascondersi un elemento di così grande mistero.
Oltre al mistero dell'orologio, vi è un interrogativo nascosto: "È possibile fermare il tempo?"
È questo quello che probabilmente si sarà chiesto De Chirico prima di realizzarlo ed è questo quello che chiunque veda il dipinto possa chiedersi fra sé. Ovvio che questo nella realtà non si possa fare, ma in un dipinto (o una foto) è possibile immortalare l'attimo e tutto quello che appare illustrato perché rimane immobile e immutato nel tempo.
Inoltre se si potesse fermare il tempo, si potrebbe anche vivere eternamente; ma dato che ciò non è possibile, a quelli come De Chirico non resta altro da fare che immortalare il momento nella propria memoria e poi raffigurarlo sulla tela per tramandare ad altri quegli attimi, ora tristi ora felici, già vissuti.
L'autore non poteva scegliere un titolo più adatto di questo.
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Tesina sul Tempo - Terza Media


Collegamenti per tesina di terza media sul tempo.

Storia
- La seconda guerra mondiale e la guerra lampo (che si rivelò un fallimento)


Letteratura
- Futurismo in letteratura
- Sentimento nel tempo di Giuseppe Ungaretti
- Uomo del mio tempo di Salvatore Quasimodo


Arte
- Futurismo nell'arte
L’enigma dell’ora di Giorgio De Chirico (non è chiaro se l'orologio sia fermo o se sia l'unica cosa che si muove)
La persistenza della memoria di Salvador Dalí (rappresenta l'elasticità del tempo)


Inglese
- Il film L'attimo fuggente (si basa sul "cogliere l'attimo" e cita autori inglesi quali Byron, Shelley, Shakespeare visti come ideali)
- Big Ben di Londra
Dorian Gray (lui rimane giovane mentre il dipinto assorbe i segni del tempo)


Spagnolo

- Vita e ideologia di Salvador Dalí


Tecnologia
- Strumenti di misurazione del tempo (meridiana)
- Motore a scoppio (a due tempi, a quattro tempi..)


Geografia
- Ora solare / legale
- Fusi orari


Musica
- Il ritmo


Ed. fisica
- Il tempo nello sport (primo e secondo tempo nel calcio, i set nel tennis, i tempi record nella corsa, la pausa nel basket)
- Pietro Mennea (velocista italiano)


Scienze
- I neuroni orologio e il tempo del cervello
- Misura del tempo
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Soprattutto o Sopratutto: come si scrive?


Si scrive Soprattutto o sopratutto?
Innanzitutto esso è un avverbio che ha come significato "Più di ogni altra cosa, specialmente, in particolar modo" ed è formato dall'univerbazione delle due parole sopra tutto.
Il dubbio grammaticale, in questo caso, riguarda il numero di "t" che devono essere inserite all'interno della parola... ce ne vogliono tre o quattro?


Soprattutto: il raddoppiamento

La forma corretta è soprattutto, con il raddoppiamento sintattico (o fonosintattico), come previsto dalla norma: si verifica quando la consonante iniziale di una parola, in particolari condizioni, raddoppia nella pronuncia e, nel caso di alcune univerbazioni, anche nella grafia.

Vi è una regola precisa che si applica alle parole "sopra" e "sovra" ed è la seguente: se la parola accanto a sopra inizia per consonante, in genere si verifica il raddoppio della consonante, e con l'univerbazione si viene a formare una parola composta. Un esempio sono le parole: sopravvivere, sopralluogo, sopraffino.

Se la parola accanto a sopra inizia per vocale non si ha il raddoppiamento sintattico: sopravanzare, sopraelevata.

Diverso è il discorso per le parole composte che iniziano con "sovra" e la seconda parola inizia per vocale.
In questo caso l'univerbazione è preceduta dal troncamento se la vocale in questione è la "a": sovrabbondanza.
Rimane invece intatta se si tratta di una qualsiasi altra vocale: sovraesposizione.



Sopratutto: non si usa più

Perché alcuni continuano a sbagliare scrivendo "sopratutto" ?
Qui è facile sbagliare, anche per l'influenza di forme come dopotuttooltretutto ecc.

La regola del raddoppiamento sintattico per le parole che iniziano con "sopra" e "sovra" è scarsamente seguita per le voci di trafila non popolare, per i composti moderni e quindi per la maggior parte dei termini tecnici (sopracomposto, sopradominante, soprarenale, sovratensione, sovrascrivere) o per i composti dei quali è in uso anche la forma staccata.

Ad essere precisi le forme "sopratutto" con una sola t, e quella separata, "sopra tutto", venivano considerate arcaiche ed è per questo che è possibile trovarle in vecchi dizionari, ma con il passare del tempo sono state del tutto eliminate, quindi utilizzarle verrà considerato un errore.



Esempio con frasi:

- Adoro soprattutto i film horror.
- Mi piace la pasta, soprattutto quella col sugo.
- Non mi piace studiare, soprattutto di sera.
- Mi alzo tardi, soprattutto nei fine settimana.
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Coscienza o Coscenza: come si scrive?


Coscienza o coscenza: quale fra le due parole è quella corretta, da un punto di vista ortografico, per indicare la valutazione morale del proprio agire?
Il dubbio riguarda l'inserimento o meno della vocale "i" dopo "sc"; l'unico modo per non farsi trarre in inganno, in assenza di un dizionario, è essere a conoscenza della giusta regola della grammaticale italiana.



Coscienza

Si scrive coscienza, con la "i", perché proviene dal latino conscientia.
In realtà la "i" non non si pronuncia nemmeno, però è necessaria inserirla quando si usa questo termine nello scritto per una questione di rispetto e di prestigio nei confronti del modello latino.

Tutte le parole legate alla "scienza" (intesa come sapere scientifico) tipo coscienza, coscienziosofantascienza, onniscienza, scientifico si scrivono con la "i".

Diverso il discorso per "conoscenza", qui la "i" non va messa, perché è legato al verbo conoscere, la cui parola latina da cui deriva, cognoscentia, ne risulta sprovvista.
Altre parole che non prevedono la vocale sono obsolescenza, fatiscenza ecc.



Esempio con frasi

- Mettiti una mano sulla coscienza!
- Hai la coscienza pulita?
- È sbagliato scrivere "coscenza".
- Quando hai la coscienza sporca hai sempre qualcosa da nascondere.
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Un po', Un pò o Un po: come si scrive?


Si scrive Po, Pò o Po' ? Questo è forse uno di quegli errori che si commettono più per la fretta che per ignoranza, dato che lo troviamo, in genere, nelle conversazioni in stile chat.
Gli errori grammaticali, però, bisogna pensarli come un'epidemia e se uno iniziasse a scrivere in modo sbagliato, quello che lo leggerà potrebbe fare altrettanto e così via di seguito... pertanto è importante saperli riconoscere per spezzare questa brutta catena.


Andiamo ad analizzare i tre casi:


Po'

Un po', con apostrofo, è questa l'unica forma ammessa per indicare l'avverbio di quantità.
La grafia deriva dal troncamento di "un poco" e la regola grammaticale afferma che: quando una parola viene troncata, l'apostrofo va messo per mettere in evidenza che in quel punto c'è stata una caduta di una sillaba.

Esempio:
- Ho un po' di appetito.
- Me ne dai un altro po' ?



Po

Il Po, senza accento e senza apostrofo, non ha nulla a che vedere con l'avverbio di quantità. È il nome del fiume più lungo d'Italia, che attraversa l'omonima pianura del nord sorgendo dalle Alpi occidentali e sfociando nel mare Adriatico. Essendo un nome proprio di cosa va scritto in maiuscolo!

Esempio:
- Il Po è un fiume dell'Italia settentrionale.



La grafia , con accento, non esiste. Se dovreste trovarla scritta da qualche parte sappiate che si tratta di un errore ortografico.

Esempio:
- Scrivere è sempre sbagliato.
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Li o Lì: come si scrive ?

Un bambino che indica qualcosa

Li o Lì: quale delle due forme usare? Entrambe sono corrette, ma sono anche due omografi, ovvero parole con la stessa grafia ma con diverso significato. Questo vuol dire che non sono interscambiabili e che la scelta di una forma rispetto all'altra va fatta con giudizio in base alla frase di riferimento.



Li

Li, senza accento, è il pronome atono maschile plurale usato in funzione di complemento oggetto.
Era anche la variante antica dell'articolo determinativo maschile plurale gli.

Esempio:
- Li vedi quei due che stanno fumando?
- Ho raccolto i frutti dall'albero e li ho messi nel cestino.



, con l'accento grafico, è un avverbio di luogo che indica un punto non molto lontano da chi parla e da chi ascolta.
Si può trovare anche abbinato a preposizioni e avverbi o in alcune locuzioni

Esempio:
- Sta piovendo, spostiamoci sotto, così eviteremo di bagnarci.
- Quell'uomo è spaventosamente grasso.
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Differenza tra il Dì, il Giorno e la Giornata


Usare delle parole come sinonimi per anni e poi scoprire che possiedono significato o uso differente, potrebbe essere una spiacevole sorpresa. In questo articolo andremo ad analizzare i sostantivi , giorno e giornata... siete certi di averli usati sempre nel modo giusto?


Giorno

Il giorno è costituito dal e della notte ed ha una durata di 24 ore (23 ore 56 minuti e 4,0905 secondi). Esso è il periodo del moto diurno di rotazione della sfera celeste, nonché del moto di rotazione della Terra rispetto alla posizione media delle stelle visibili.

Oggi il giorno comincia a mezzanotte (ora indicata con "00:00", inclusa) e termina con la mezzanotte successiva (24:00, esclusa).

Il giorno è convenzionalmente diviso in 4 fasi:

00.00 - 06.00: Notte
06.00 - 12.00: Mattino
12.00 - 18.00: Pomeriggio
18.00 - 00.00: Sera


Esempio: Mangio 3 volte al giorno; vuol dire che nell'arco delle 24 ore mangiamo 3 volte.



Con il termine  intendiamo la fascia oraria in cui siamo illuminati dalla luce solare, dall'alba al tramonto. Viene usato sia come forma di saluto sia nelle ricette mediche.

Esempio: buon dì; una pillola due volte al dì...



Giornata

La giornata come il dì, indica l'intervallo di tempo compreso tra l'alba e il tramonto (quindi sera e notte escluse, altrimenti avremmo avuto "serata" e "nottata").
Cambia solamente l'uso del termine in quanto sta ad indicare questo intervallo di tempo in rapporto alle attività (o alle condizioni fisiche e psichiche) di chi lo trascorre e ai fatti che accadono.

Esempio: giornata lavorativa / noiosa / faticosa ...
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Frasi sulla malinconia


La malinconia è uno stato d'animo di vaga tristezza, spesso alimentato dall'indugio rassegnato o addirittura compiaciuto, nell'ambito di sentimenti d'inquietudine o delusione.
Il termine è composto da due parole greche: mélas, mélanos (nero), e cholé (bile), quindi bile nera; l'umor nero, uno dei quattro umori generati dall'organismo umano, cui si attribuivano malefici e spesso fatali influssi sulle funzioni vitali.

In questa pagina trovate una raccolta di frasi, aforismi, citazioni, battute divertenti, detti e proverbi sulla malinconia, quella sensazione che ti prende quando guardi una vecchia foto, quando ti fermi a pensare alla tua vita passata e senti la mancanza di una persona, di un animale o a volte anche solo di un ambiente.


Le frasi

È uno strano destino quello della malinconia. Prende anche se hai tutto. Il viso non mostra segni di sofferenza: è meglio una febbre che costringe a rimanere a letto malati. Se sei triste e stai soffrendo, dentro, nessuno capisce, nessuno ti crede; tutti pensano che sia un posa, uno strano modo di mettersi in mostra. (Romano Battaglia)

Il lato diabolico della malinconia è quello non solo di far ammalare le sue vittime, ma anche di renderle presuntuose e miopi, addirittura quasi superbe. Si crede di essere come Atlante che da solo deve reggere sulle proprie spalle tutti i dolori e gli enigmi del mondo, come se mille altri non sopportassero gli stessi dolori e non vagassero nello stesso labirinto. (Hermann Hesse)

Ci sono lancette d'orologio che girano più lentamente di altre. Sono quelle della malinconia. (Salvatore Cutrupi)

La sofferenza, le delusioni e la malinconia non sono fatti per irritarci, indebolirci o privarci della nostra dignità, ma per maturarci e trasfigurarci. (Hermann Hesse)

La malinconia è la versione romantica della tristezza. (Alessandro Morandotti)

La malinconia è fatta di sogni che devono restare tali. (Roberto Gervaso)

La felicità non è un rimedio alla malinconia, anzi l'aggrava, perché questa si nutre con la stessa avidità dei nostri piaceri e dei nostri dolori. Tutto le sta bene, a nostre spese. (Emil Cioran)

La malinconia è una sorta di noia raffinata, la sensazione di non appartenere al mondo. (Emil Cioran)

La malinconia è come un vento che spira dalla parte del freddo. Devi aspettare che passi, che si allontani da te. Non imitare i grandi alberi che, quasi per orgoglio, non vogliono piegarsi al vento e prima o poi crollano. Comportati come le canne che vedi al limite del campo. Si agitano, si abbassano, ma poi tornano come prima. La malinconia è come un vento fra le canne. (Romano Battaglia)

Il lavoro è il miglior antidoto alla malinconia. (Arthur Conan Doyle)

Tutti i cambiamenti, anche i più attesi, hanno la loro malinconia, perché ciò che lasciano dietro di noi è parte di noi stessi. Dobbiamo morire in una vita prima di poter entrare in un'altra. (Anatole France)

La mia malinconia è l'amante più fedele che abbia mai conosciuto. (Søren Kierkegaard)

La malinconia è un sentimento umano fondamentale, compagna di strada nell'essere in solitudine. (Paolo Crepet)

I vuoti del cuore pesano come macigni. (Emanuela Breda)

La malinconia non è che la sventura della gente felice. (Roger Judrin)

Non c'è nulla che avvicini le persone più in fretta di una triste e malinconica comprensione. (Milan Kundera)

La malinconia è solo la carezza di un ricordo, ruvida di rimpianti. (Consuelo Lazzari)

La malinconia è l'assenza di una persona che non puoi avere accanto, ma che ti cammina nel cuore, accarezzandoti l'anima ogni giorno. (Anonimo)

E così, essendo giovane e pazzo alla follia, mi sono innamorato della malinconia. (Edgar Allan Poe)

La malinconia è come un treno in corsa. E tu sei lì a cercare fuori dal finestrino qualcuno che ha preso un’altra coincidenza. (CannovaV, Twitter)

La malinconia è come un'onda che arriva e ti travolge, portandoti sempre verso ciò che ti manca. (RitaGodino, Twitter)

La malinconia nasce dalla differenza tra te ed i tuoi ricordi; loro sono infrangibili, tu no. (schivami, Twitter)

Con la felicità puoi concederti al massimo una sveltina. La malinconia invece è instancabile. (GMartelloni, Twitter)

Livello di malinconia: corsa sotto la pioggia. (anomal0, Twitter)

Questo tempo mette così malinconia che una zanzara appoggiata sul mio braccio sussurra "fa lo stesso se invece di pungerti parliamo un po'?" (MaxMangione, Twitter)

Devo ancora capire se la malinconia parte dalla testa o dal cuore. So solo che li svuota tutti e due. (ValeSantaSubito, Twitter)

Non toccare la malinconia, è lei che mi fa vedere treni nelle nuvole, lucciole nelle sigarette accese, pioggia nei libri e qualcosa in te. (schivami, Twitter)

Io la prima volta che ho usato la malinconia mica lo sapevo che mi avrebbe creato dipendenza. (Barbamaura, Twitter)

Bella la malinconia di chi ha amato tanto e che non sta con chiunque, ma preferisce aspettare la persona giusta, rivivendo il passato. (CannovaV, Twitter)

Se bastasse dirsi addio per allontanarsi davvero, non esisterebbe la malinconia. (CannovaV, Twitter)

La malinconia è un momento di quiete tra una tempesta e l'altra. (CannovaV, Twitter)

La malinconia sa soffocarti con mani gentili. (mesmeri, Twitter)

Tranquilli, la malinconia è come la nebbia. Fa paura solo a chi non ci è abituato. (alfcolella, Twitter)

Confesso la mia dipendenza dalla malinconia. Come droga, quando non la sento nelle vene, la cerco in un cassetto o in un angolo di strada. (MHeathcliff, Twitter)

La malinconia è una pozzanghera dove si specchiano le mancanze. (CannovaV, Twitter)

Una panchina vuota, un solo pensiero e un tramonto. Questi sono tutti gli ingredienti che servono per descrivere la malinconia. (CannovaV, Twitter)

Che bastarda la malinconia, ti dà un pugno allo stomaco mentre ti passa una mano tra i capelli. (Terza_Nota, Twitter)

La malinconia è come un amore non corrisposto. Non lo sopporti ma non te lo levi dalla mente. (CannovaV, Twitter)

Se la malinconia avesse un suono, sarebbe quello di una nave che saluta e parte per un viaggio senza ritorno. (CannovaV, Twitter)

La malinconia ha sempre un brusio di sottofondo. Il rumore assordante delle mancanze. (CannovaV, Twitter)

La vita è un treno in corsa.
Il finestrino è la malinconia.
E quando sei solo, ti siedi, guardi fuori e ti passa davanti tutta la vita.
(CannovaV, Twitter)

La malinconia profuma sempre di chiuso perché non riesci a ripulire la mente da ciò che poteva essere e non è stato. (CannovaV, Twitter)

Il tempo è il braccio, la malinconia è la mano. Uno ti stringe forte, l'altra si insinua e ti accarezza dove fa più male: tra i ricordi. (CannovaV, Twitter)

La malinconia è una stanza piena di ricordi dove sei costretto ad entrare ogni giorno. (CannovaV, Twitter)

La domenica pomeriggio è terreno fertile per la malinconia. (istintomaximo, Twitter)

A volte la malinconia ha gli occhi lucidi, nell'intento di domare le fiamme di un cuore che non si arrende. (CannovaV, Twitter)

Ai momenti di grande felicità, seguono sempre momenti di strana malinconia. Come se si dovessero bilanciare le cose, metterle in ordine. (CryScRyx, Twitter)

Cioè alle 3 di notte c'è una malinconia che anche se ascolti su youtube "il ballo del qua qua" dopo un po' ti manca il papero. (Tremenoventi, Twitter)

La malinconia è il cuore lontano da ciò che vuoi e la testa che ha ciò che non vuole. (CannovaV, Twitter)

Di malinconia non si muore. Ci si accartoccia soltanto. Come una pagina di un vecchio giornale già letto. (albertHofman72, Twitter)

La malinconia non è uno stato.
È un continente.
(albertosorge, Twitter)

La malinconia è una panchina sulla quale ti siedi ad aspettare qualcuno che sai non verrà mai. (CannovaV, Twitter)

Ci sono canzoni che sanno quando sei felice e ti cercano e ti trovano e addio felicità ed entri nel tunnel oscuro della malinconia cosmica. (bon1z, Twitter)

C'è sempre una sottile malinconia in ognuno di noi. È una cosa che nessuno riesce a scrivere. Ma chi ci conosce bene la sa leggere lo stesso. (albertosorge, Twitter)

Ci sei anche quando non dovresti esserci. Questo è tutto ciò che posso dire per spiegare la malinconia. (CannovaV, Twitter)

La malinconia è come l’autunno. È sempre troppo caldo il ricordo dell’estate per affrontare il freddo dell’inverno. (CannovaV, Twitter)

Le sette della domenica sono sempre l'ora di novantesimo minuto, degli ultimi compiti da fare e della malinconia assoluta. (mesmeri, Twitter)

Avete presente quando tornate in un posto che avete amato e non riuscite più a viverlo come prima e non capite se è cambiato lui o siete cambiati voi?.
La malinconia è quando quel posto è una persona.
(schivami, Twitter)



Proverbi italiani

Caccia via malinconia: quel che ha da esser convien che sia.

Cento ore di malinconia non cacciano un quattrino di debito.

Letizia grande e gran malinconia, confinano ambedue con la pazzia.

Meglio povero e allegro, che ricco e malinconico.

Nella buona compagnia, non ci sta malinconia.

Malinconia è quasi malattia.

Malinconia non paga debito.

Né di tempo, né di signoria non ti dar malinconia.

Scrupoli e malinconia lontan da casa mia.

Val più un'ora di allegria che cento di malinconia.

Para via la malinconia, e quel c'ha da essere convien che sia.
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Di, Dì o Di': come si scrive ?


La lingua italiana risulta difficile per gli stranieri anche perché vi sono diversi casi di omonimia, ad esempio "DI" è corretto in tutte è tre le forme (Di, o Di'), ovvero con e senza accento e apostrofo. Tuttavia ciascuna grafia ha un suo significato e bisogna fare attenzione al loro uso.


Di

Di, senza accento e senza apostrofo, è una preposizione semplice.

- Questo diario è di Luca.
- L'auto di mio papà fa uno strano rumore.



, con accento, è il sostantivo maschile derivato dal latino diem, giorno. Questa forma, ormai di uso molto raro, veniva utilizzata in ambito letterario e poetico, mentre oggi viene usata solo per formule di saluto e ricette mediche.

- Buon dì, ti senti meglio oggi?
- Bisogna prendere un cucchiaino di questo sciroppo tre volte al dì.



Di'

Di', con apostrofo, è la seconda persona dell’imperativo del verbo dire. 

- Dai, di' qualcosa!
- Di' alla mamma che oggi ceno fuori!


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Finora, Fin'ora o Fin ora: come si scrive?


Le regole della grammatica italiana sono tante e per questo può capitare di confondersi, come nel quesito di questo articolo, dove abbiamo tre parole: "finora, fin'ora e fin ora", ma solamente una di queste è quella corretta per indicare l'avverbio di tempo.


Finora

Finora è la grafia corretta, senza apostrofo e senza spazi. Questa forma è giustificata dal fenomeno chiamato univerbazione, che consiste nell'unione, sia grafica sia verbale, di diverse parole che comunque formavano già un sintagma ricorrente anche se divise.

L'univerbazione caratterizza anche parole quali talvolta, tuttora, talora.


Esempio con frasi:
- Se continua così azzererà quanto di buono fatto finora.
- Oggi non ho voglia di fare nulla... finora tutto bene!!!
- Credo che stiamo smarrendo i principi che ci hanno guidato finora.



Fin'ora

La grafia "fin'ora" è del tutto errata perché in presenza di troncamento non si deve mettere l'apostrofo (come qual è, buon anno, ecc..).



Fin ora

Alcuni linguisti dicono che si possa anche usare la grafia separata "fin ora" perché è un troncamento come "buon anno" e "ben arrivato" e quindi rispetta le regole grammaticali della lingua italiana, ma si tratta comunque di una forma arcaica che veniva utilizzata dai poeti nei primi anni del 1900.
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I Promessi Sposi: fabula e intreccio

In breve, la storia viene sviluppata nei Promessi Sposi per poter comprendere eventuali riferimenti a fatti e personaggi storici. Nella Lombardia del 1628, in un villaggio della zona di Lecco, si impediscono le nozze di due giovani, Renzo Tramaglino e Lucia Mondella; il persecutore è un prepotente signorotto locale, don Rodrigo, incapricciatosi della giovane.


Le vicende dei fidanzati si snodano in tre momenti:
• PRIMA FASE: Tentativo fallito di eliminare l'ostacolo e fuga di Renzo e Lucia.

• SECONDA FASE: Arrivo a Monza e separazione dei fuggiaschi (Renzo a Milano; Lucia presso la monaca di Monza).

• TERZA FASE: Ritrovamento e unione della coppia sullo sfondo di una Lombardia devastata dalla guerra e dalla peste.

Questa è la fabula, cioè l'insieme degli eventi raccontati nell'ordine cronologico.
L'intreccio, invece, è l'insieme degli eventi nell'ordine in cui sono effettivamente presentati nel testo. Spesso accade che essi vengano descritti secondo una certa disposizione: ad esempio, un fatto accaduto prima, rispetto a un certo punto della narrazione, può essere presentato dopo, per creare attesa e curiosità nel lettore.
In questo caso, fabula e intreccio non coincidono ed è quanto accade nei Promessi sposi.


Lungo l'asse centrale della fabula (le tre fasi che abbiamo indicato), s'inseriscono:
• Le DIGRESSIONI: nel cap. IV prima viene presentato il personaggio di fra Cristoforo, poi ne viene raccontata la storia.

• I RACCORDI: l'allontanamento di fra Cristoforo permette di capire alcuni aspetti della storia di Lucia.

• I FLASHBACK: solo all'inizio del cap. III il lettore comprende il motivo del rinvio delle nozze, quando Lucia descrive le molestie di don Rodrigo.

La complessa struttura del romanzo deriva proprio dallo scarto, prodotto dalla non coincidenza tra fabula e intreccio: in tal senso, il progetto dell'autore non è solo volto a creare suspense o a puntare l'attenzione su un personaggio, ma è funzionale a rappresentare la sua complessa visione della vita, in cui i fatti privati si intersecano a quelli pubblici, gli esseri umani si incontrano, si separano e si riuniscono, i progetti hanno successo o sono condannati al fallimento secondo un piano che non segue le intenzioni e le speranze degli uomini.
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I Promessi Sposi: valori e ideologia del romanzo

Spiegazione sull'ideologia de I Promessi Sposi.

Lo scrittore concentrava la propria attenzione soprattutto sui personaggi umili, appartenenti al popolo. Egli li circonda di una luce positiva e li rende portatori di valori elevati: sono onesti, laboriosi, generosi, religiosi in modo profondo e spontaneo. Non tutto il popolo, comunque, è visto positivamente: Manzoni esprime un giudizio di condanna nei confronti dei cittadini milanesi in rivolta contro l'autorità.
Si può allora pensare che il "modello" migliore sia quello di un popolo rassegnato e paziente, pronto ad accettare l'ordine di cose esistenti e a sopportare dolori e miserie che lo rendono più vicino a Dio. La posizione dello scrittore nei confronti degli umili è quella propria di un liberale moderato, di ispirazione cattolica. Egli non desidera che il popolo si mantenga in una condizione di oppressione e di arretratezza, ma è certo che il miglioramento deve affermarsi gradualmente e senza violenza, attraverso la strada illuministica delle riforme.
Il popolo ha bisogno di una guida, perché il suo comportamento può degenerare e così provocare disordini, scatenare il caos. Il governo dovrà essere affidato a una minoranza saggia e preparata, mentre i subordinati sopporteranno cristianamente la loro condizione, con la certezza che, se la vita terrena è segnata dall'ingiustizia, in essa tuttavia è operante la presenza di Dio che, per gli umili, è "Provvidenza".
L'intervento della Provvidenza si manifesta in forma di illuminazione, di grazia, di ispirazione che spetta agli uomini seguire o meno e che, in ogni caso, non dispensa dall'impegno in un mondo dove non c'è nulla che sia ordinato razionalmente e dove la speranza di un futuro riscatto resta avvolta dall'ombra del dubbio. Perciò, collocato nella storia, l'uomo avverte la propria debolezza e si abbandona a Dio, il quale volge al meglio le vicende di coloro che gli si affidano. Come nel Cinque maggio e nell'Adelchi, la Provvidenza si "storicizza", servendosi degli uomini per la realizzazione di un suo imperscrutabile progetto, sempre comunque rivolto al bene. Un romanzo a lieto fine, allora? Non si direbbe o, almeno, solo in apparenza. La celebrazione delle tanto sospinte nozze tra Renzo e Lucia non evita infatti qualche piccolo inconveniente, maldicenze e pettegolezzi che infastidiscono la vita tranquilla della coppia. In tal modo si intacca il tradizionale "lieto fine" e ciò accade senza gesti clamorosi, ma getta un'ombra sulla felicità raggiunta dai due sposi: si pensi ad esempio al marchese, l'erede di don Rodrigo, che non siede a tavola con Renzo e Lucia, perché, per quanto di buon cuore, è sempre socialmente superiore e le differenze di classe non si possono abolire così facilmente.
In questa prospettiva la fede sprona l'uomo, senza l'illusione consolatoria di "mettere le cose a posto", a un'esistenza migliore, più ricca di spiritualità e di contenuti morali.
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Sistema dei personaggi nei Promessi Sposi

Analisi dettagliata del sistema dei personaggi dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni.


I buoni e i cattivi

È costituito dai personaggi e dai loro rapporti reciproci che, nel caso dei Promessi sposi, sono guidati da due azioni fondamentali, opprimere o essere oppressi. Da una parte, si trovano gli oppressi, Renzo e Lucia; dall'altra, gli oppressori, don Rodrigo e l'Innominato. Sia gli uni sia gli altri hanno degli "aiutanti", che appartengono alla sfera religiosa: fra Cristoforo e il cardinale Borromeo, positivi; don Abbondio, complice per paura, e Gertrude, la monaca di Monza, complice perché non ha la forza morale per ribellarsi al male, e dunque entrambi negativi.



I conflitti

Nella prima parte del romanzo, l'antagonismo è tra Renzo e don Rodrigo; il conflitto ha per oggetto il possesso di Lucia: il primo la ama sinceramente, mentre il secondo ne è semplicemente incapricciato. L'opposizione tra i due si colloca quindi sul piano della giustizia, che Renzo invoca appassionatamente e che don Rodrigo calpesta, ma esprime anche un conflitto di carattere sociale, perché il signorotto è talmente superiore al filatore di seta che essi non si incontrano mai, se non quando il primo è in punto di morte. In tutto il corso della narrazione, don Rodrigo è il destinatario di minacce e propositi di vendetta solo immaginati.

Nella seconda parte, invece, domina il conflitto tra Lucia e il suo rapitore, l'Innominato, un contrasto che si risolve positivamente perché i due si incontrano. Se, nel caso di Renzo e don Rodrigo, il rapporto rimane quello tra l'oppresso e l'oppressore, in questa situazione esso si rovescia ed è l'oppresso che prega per l'oppressore, è Lucia che prega per l'Innominato. La conversione, poi, farà di quest'ultimo un aiutante dei due giovani.



Costruzione dei personaggi

Anche le figure dei religiosi presentano rapporti simmetrici: don Abbondio e fra Cristoforo non si incontrano mai, così come accade per Gertrude e il cardinale. Gli ecclesiastici sostengono, nel romanzo, una funzione di mediatori tra i personaggi che non hanno rapporti reciproci: a don Abbondio toccano le minacce dirette ai due promessi sposi; fra Cristoforo affronta don Rodrigo al posto di Renzo che, per vari motivi, non può presentarsi al palazzotto del rivale.
Si può dire che questi personaggi, oltre naturalmente a quelli "minori", si prestino a essere riuniti in gruppi che rappresentano varie forme di autorità: il potere sociale (don Rodrigo, l'Innominato, gli uomini politici), sempre negativo; il potere spirituale vero (fra Cristoforo ,e il cardinale Borromeo che rappresentano la Chiesa buona) e il potere spirituale falso (don Abbondio e la monaca di Monza, che incarnano la Chiesa cattiva). Le relazioni che intercorrono tra queste e altre figure servono all'autore per rappresentare i rapporti di forza, lo scontro tra le forze opposte che agiscono costantemente nella società e nelle esistenze: basti pensare, nel cap. V, all'accoglienza e al colloquio di fra Cristoforo con don Rodrigo, dove si scontrano due diverse concezioni di vita e due interessi contrastanti. Tuttavia, Manzoni è pessimista al riguardo: egli è infatti convinto che con il solo intervento umano non si potrà cambiare nulla (le leggi contro i malvagi ci sono, ma c'è sempre qualcuno pronto a suggerire scappatoie; la violenza e l'ingiustizia sono radicate profondamente nel cuore umano e ci vuole una fatta superiore per distruggerle).

Nella costruzione dei personaggi, l'autore opera con modalità diverse, a seconda dell'importanza del ruolo da essi svolto nella vicenda narrata. Prendiamo il caso di figure di primo piano, come padre Cristoforo o la monaca di Monza: la descrizione, precisa e circostanziata, mette in evidenza i tratti fisici e quelli psicologici. Per entrambi, entra in funzione una digressione che spiega al lettore il motivo del loro aspetto e del loro comportamento. Analogo è il caso dell'Innominato, salvo per il fatto che le pagine dedicate al suo passato e alla sua attuale esistenza precedono la descrizione fisica.
La presentazione dei caratteri esteriori e interiori permette inoltre all'autore di approfondire la conoscenza dell'epoca, di denunciarne i mali (che sono poi, sostanzialmente, quelli di ogni epoca), le storture del pensiero e del costume che hanno inciso in modo indelebile sulla vita di alcuni personaggi: Ludovico non sarebbe diventato un religioso, con il nome di fra Cristoforo, se lo scontro con un nobile per ridicole questioni di etichetta (chi avrebbe dovuto cedere per primo il passo all'altro) non lo avesse spinto a uccidere un uomo; Gertrude non sarebbe mai diventata suora, rovinando la propria esistenza e quella di altri, se il privilegio del maggiorascato, in base al quale il patrimonio familiare doveva essere ereditato interamente dal figlio maggiore, non avesse richiesto la sua entrata in convento.

Il XVII secolo, indagato nell'articolazione delle classi sociali (aristocrazia, clero, popolo), delle idee politiche (nei capitoli dedicati alle vicende milanesi), dei grandi fatti storici (carestia, guerra e peste) e della mentalità (la superstizione, il fanatismo, il fenomeno degli untori ecc.), finisce per diventare anch'esso un personaggio, costantemente sullo sfondo e variamente sfaccettato, ma sostanzialmente negativo, dominato da una concezione feroce del potere (Renzo e Lucia sono "stritolati" dagli ingranaggi spietati di una società che non risparmia nessuno) e incarnato in un'umanità corrotta e degradata (gli avvocati e gli uomini politici disonesti, le autorità incompetenti, i signori arroganti e sfruttatori).

Per quanto riguarda i personaggi minori, infine, ognuno di essi è colto in una serie di atteggiamenti, di sfumature della personalità che lo disegnano con caratteristiche "tipiche", riconoscibili, senza per questo farne una macchietta, una caricatura.
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Analisi Introduzione I Promessi Sposi

Analisi e commento dell'introduzione de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni.



Il manoscritto ritrovato

Un manoscritto secentesco anonimo che racconta una "bella storia": è questa, secondo Manzoni, la fonte del suo romanzo, lo scartafaccio che egli finge di aver ritrovato. L'espediente del manoscritto non è certo originale. Esso serve a fondare il patto narrativo fra autore e lettore poggiandolo su una simulazione di autenticità: il lettore sa che quella storia non è vera, ma la accetta come se fosse vera.



La voce dell'anonimo

Schematizziamo il contenuto del testo dell'anonimo:
- c'è innanzitutto un presupposto, un'affermazione implicita, ma fondamentale: il tempo è una forza travolgente, alla quale nulla può sfuggire;
- di conseguenza, la storia è una lotta aperta contro il tempo, cui tenta di strappare alcuni fatti, alcuni avvenimenti;
- lo storico è colui che cerca di far rinascere il passato, prendendo però in considerazione soltanto le azioni illustri e gloriose dei grandi uomini;
- l'ingegno dell'anonimo è, a sentir lui, troppo debole per permettergli di dedicarsi a una storiografia di alto livello: pertanto, egli ripiegherà su una storia di gente umile. Lo sfondo di tali vicende è quello di una grandiosa lotta tra le potenze angeliche e quelle demoniache;
- questi avvenimenti, dovuti all'intervento delle forze del male, sono accaduti in un paese (la Lombardia) amministrato da un governo forte e capace (quello spagnolo);
- la narrazione ometterà i nomi dei personaggi e altrettanto avverrà per i luoghi, indicati solo in generale.



La voce dell'autore

Al testo secentesco fa seguito un intervento dell'autore, che parla in prima persona.
Egli afferma una certa ambizione: poiché, nonostante lo stile inaccettabile (dozzinale, sguaiato, scorretto) dell'anonimo, la storia è bella e il contenuto è valido, l'autore decide di intervenire su di essa, principalmente in due modi.
Innanzitutto, è necessario riscriverla in uno stile più adeguato, adatto al genere dell'opera; in secondo luogo, bisogna avviare un'approfondita ricostruzione storica del periodo che fa da sfondo alla narrazione, perché questo è il modo di procedere di uno storico serio e rigoroso. Infine, pur trovandosi nella necessità di spiegare in quale lingua abbia operato il rifacimento, l'autore preferisce non accingersi all'impresa, essendo questa veramente difficile.
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Frasi su Dio


Il termine Dio viene usato per indicare un'entità presente nelle diverse cultura religiose che sta al di sopra di ogni cosa e che è dotata di potenza straordinaria.

In questa pagina trovate una raccolta di frasi, aforismi, citazioni, battute divertenti, detti e proverbi su Dio, dedicate sia a chi vi crede e ne ha fatto un punto di rifermento nella propria vita sia a chi non vi crede ed ha una teoria logico-scientifica sull'esistenza di certe creazioni naturali e sul verificarsi di alcune situazioni apparentemente inspiegabili.


Le frasi

Agisci come se tutto dipendesse da te, sapendo poi che in realtà tutto dipende da Dio. (Sant'Ignazio di Loyola)

La matematica è l'alfabeto nel quale Dio ha scritto l'universo. (Galileo Galilei)

La vera potenza di Dio consiste non nell'impedire il male, ma nel saper trarre il bene dal male. (Sant'Agostino)

Capisco come si possa guardare la terra ed essere atei, ma non capisco come si possa guardare il cielo di notte e non credere in Dio. (Benjamin Franklin)

Se davvero esiste un Dio, non può che essere un grande matematico. (Paul Dirac)

C'è un solo Dio, è il silenzio di Dio. (Joë Bousquet)

Sai quando vuoi tantissimo una cosa e allora chiudi gli occhi ed esprimi quel desiderio? Dio è quello che ti ignora. (Film: The Island)

Con sottile ironia nobilitiamo Dio con l'appellativo di Padre, pur sapendo bene che un padre come lui lo impiccheremmo, se riuscissimo a catturarlo. (Mark Twain)

L'uomo incontra Dio dietro ogni porta che la scienza riesce ad aprire. (Albert Einstein)

C'è un paradosso che spiega l'impossibilità dell'onnipotenza, che può essere formulato in questo modo: se Dio è onnipotente, può creare una pietra che sia così pesante da non poter essere sollevata nemmeno da Lui. Se Dio non riesce ad alzare la pietra, significa che non è onnipotente. Se ci riesce, non è comunque onnipotente, perché non è stato capace di creare una pietra da non poter essere sollevata nemmeno da Lui. (Albert Einstein)

L'affermazione più profonda che sia mai stata pronunciata a proposito di Auschwitz non fu affatto un'affermazione, ma una risposta. La domanda: "Ditemi, dov'era Dio, ad Auschwitz?". La risposta: "E l'uomo, dov'era?". (William Clark Styron)

Quando Dio creò l'uomo era già stanco, e ciò spiega molte cose. (Mark Twain)

Cosa mangia Dio che ha basato la vita sulla catena alimentare? (Giordano Bruno Guerri)

Se Dio mi assolve, lo fa sempre per insufficienza di prove. (Alda Merini)

Non può esserci un Dio perché, se ce ne fosse uno, non crederei che non sia io. (Friedrich Wilhelm Nietzsche)

Servirsi di Dio come di una risposta alla domanda sull’origine delle leggi equivale semplicemente a sostituire un mistero con un altro. (Stephen Hawking)

La grandezza la si deve misurare nei confronti con Dio. Quanto più uno si avvicina a Dio tanto più s'innalza. (Natale Ginelli)

Inferno cristiano, di fuoco. Inferno pagano, di fuoco. Inferno musulmano, di fuoco. Inferno hindu, in fiamme. A credere nelle religioni, Dio è un rosticciere. (Victor Hugo)

Il fatto che tu non creda in Dio non vuol dire che Dio non creda in te. (Film: Pitch Black)

Il buon Dio ci fa invecchiare per una ragione: acquisire saggezza per trovare difetti in tutto ciò che ha creato! (I Simpson)

Guarda i girasoli: si inchinano al sole, ma se vedi uno che è inchinato un po' troppo significa che è morto. Tu stai servendo, però non sei un servo. Servire è l'arte suprema. Dio è il primo servitore; Lui serve gli uomini, ma non è servo degli uomini. (Film: La vita è bella)

Dio non è neutrale. Dio partecipa alla guerra militando dalla parte del giusto. (Franco Cuomo)

Dio non è che una parola inventata per spiegare il mondo. (Alphonse de Lamartine)

Dio è presente nel cuore di tutti, se non come presenza, almeno come nostalgia. (Antonio Bello)

Dio è il punto di contatto fra lo zero e l'infinito. (Alfred Jarry)

Dio è il nome che dall'inizio dei tempi gli uomini dettero alla loro ignoranza. (Max Nordau)

Credo che a volte, quando non riusciamo a discernere bene la nostra strada lungo vie del tutto ignote, Dio ci guida finché tutto non torna a schiarirsi e a ridivenire luminoso. (Frances Parkinson Keyes)

Gli amici sono il modo di Dio per scusarsi dei parenti. (Hugh Kingsmill)

Quando un uomo bussa alla dimora della solitudine, ad aprirgli la porta è sempre Dio. (Antonio Aschiarolo)

Dio non ci dimentica mai; siamo noi che dimentichiamo Lui. (Mahatma Gandhi)

Io so che Dio non mi dà nulla che non possa gestire. Spero solo che non si fidi troppo di me. (Madre Teresa di Calcutta)

Che cosa è Dio per la mente che crede, se non il padrone dei padroni, il re dei re di tutto l'universo? È il prepotente massimo. (Luigi Fabbri)

Chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente perché comincia a credere a tutto. (Gilbert Keith Chesterton)

Così mi disse una volta il diavolo: «Anche Dio ha il suo inferno: è il suo amore per gli uomini». (Friedrich Wilhelm Nietzsche)

Dio creò la donna. E, a dir vero, da quel momento cessò di esistere la noia; ma cessarono di esistere anche molte altre cose! La donna fu il secondo errore di Dio. (Friedrich Wilhelm Nietzsche)

La birra è la prova che Dio ci ama e vuole che siamo felici. (Benjamin Franklin)

Dio t'assista, senza l'apostrofo, è una bestemmia? (Marcello Marchesi)

Non è Dio che ci manda all’inferno. Siamo noi che volontariamente ci andiamo. (Padre Gabriele Amorth)

Ci sono persone nel mondo così affamate, che Dio non può apparire loro se non in forma di pane. (Mahatma Gandhi)

Tutti hanno fede in Dio sebbene nessuno lo sappia. Perché chiunque ha fede in se stesso e questo, moltiplicato all'ennesimo grado è Dio. La somma totale di tutto questo è Dio. Noi possiamo non essere Dio, ma siamo di Dio, anche solo come una piccola goccia d'acqua è dell'oceano. (Mahatma Gandhi)

Come mai è sempre merito di Dio quando succede qualcosa di bello? (Serie TV: Dr. House)

Con la sua onnipotenza Dio ha deciso non solo di non esistere, ma anche di non essere mai esistito. (Anacleto Verrecchia)

Dio creò l'uomo a sua immagine: vuol dire probabilmente che l'uomo creò Dio secondo la sua immagine. (Georg Christoph Lichtenberg)

Dio è il mio personaggio immaginario preferito. (I Simpson)

Dio è la nostra radice comune. (Maurice Zundel)

Dio non entrerà nella tua vita perché Egli è già nella tua vita, e fare finta come se non vi fosse, non gli impedisce di esserci. (Madeleine Delbrel)

Dio non esaudisce i nostri desideri, ma realizza le sue promesse. (Dietrich Bonhoeffer)

Dio prese del fango, ci sputò su e nacque Adamo. E Adamo, asciugandosi il viso, disse: "Cominciamo bene". (Giobbe Covatta)

Dio risiede in tutti gli uomini, ma essi non sono tutti in Lui e da ciò provengono le loro sofferenze. (Ramakrishna)

Dio è una forza più potente di mamma e papà messi insieme. (I Simpson)

E se dicessimo, con umiltà e calma sicurezza: non c'è ancora un Dio, ma quando ne saremo davvero degni, verrà. Non dall'esterno, ma da noi stessi. (Pär Fabian Lagerkvist)

E se Dio non mi aiuterà più, allora sarò io ad aiutare Dio. (Etty Hillesum)

In qualche luogo, dicono gli sciocchi, c'è un Dio meraviglioso che ha fatto l'uomo a sua somiglianza. Eppure l'uomo non è meraviglioso. (James Barlow)

Non credo abbia importanza il nome che si dà a Dio. Dio non si offende se è conosciuto come Gesù o Allah, o Buddha o Jehovah, o anche soltanto come Tu!... perché se è Dio, allora sa che noi siamo esseri finiti e non comprendiamo molte cose. (James Clavell)

Tu sai cosa desideri, ma Dio solo sa cosa ti giova. (Sant'Agostino)

L'uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una natura visibile. Senza rendersi conto che la natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando. (Hubert Reeves)

Quando Dio è al centro, tu adori. Quando non lo è, ti preoccupi. (Rick Warren)

Io credo nel Sole anche quando non brilla. Io credo nell'Amore anche quando non lo sento. Io credo in Dio anche quando tace. (Anonimo)

Quando Dio cancella qualcosa dalla tua vita, è perché di lì a poco scriverà cose migliori. (Anonimo)

Momenti felici, grazie a Dio.
Momenti difficili, cercare Dio.
Momenti di tranquillità, adorare Dio.
Momenti dolorosi, fiducia in Dio.
Ogni momento, grazie a Dio.

Se non credi che Dio ti ama non hai nulla da sperare. Ma se credi che Dio ti ama non hai nulla da temere. (Raphael Hombach)

Innamorarsi di Dio è la più grande storia d'amore; cercarlo, la più grande avventura; trovarlo, la più grande conquista umana. (Sant'Agostino)

Non dire a Dio quanto sono grandi i tuoi problemi; di' hai tuoi problemi quanto è grande Dio! (Anonimo)

Dove c'è luce, c'è speranza. Dove c'è speranza c'è vita. Dove c'è vita c'è amore. Dove c'è amore c'è pace. Dove c'è pace c'è Dio. Dove c'è Dio non manca nulla!!! (Anonimo)

La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona, è che non ne hai bisogno. (UAAR = Unione Atei e Agnostici Razionalisti)

La vita è il dono che Dio vi ha fatto. Il modo in cui la vivete è il dono che voi fate a Dio. (Leo Buscaglia)

Non fatevi tentare da ciò che luccica, ma solo da ciò che illumina. (A. Santoro)

Dio non creò il male. Il male è il risultato dell'assenza di Dio nel cuore degli esseri umani. (Albert Einstein)

Dio altri non è che un umorista che lavora per un pubblico che ha paura di ridere. (Anonimo)

Dio è l'invisibile evidente. (Victor Hugo)

Si tratta di una figura enigmistica che, dopo aver creato il mondo, se ne è andato fischiettando e non è più tornato. C'è chi dice sia stato semplicemente licenziato in quanto era stato assunto a progetto. (Nonciclopedia)

Dio ci ha dato due orecchie, ma solo una bocca, proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà. (Epitteto)

Il nostro tempo e il tempo di Dio non vengono misurati con lo stesso orologio. (Charles Spurgeon)

Per prima cosa Dio creò il caffè, altrimenti non ce l'avrebbe fatta a fare tutto il resto. (ChiNonMuore1, Twitter)

Dio entra sempre nel bagno delle donne, perché c'è scritto Signore. (Dio, Twitter)

Dio, non serviva mandare un figlio a morire per farci capire che nel mondo c'è qualcosa di sbagliato. Bastavano i mandarini coi semi. (Ftzj, Twitter)

Dio perdona solo perché deve farsi perdonare un sacco di cose anche lui. (postofisso2012, Twitter)

Forse dio ci ha fatti con lo stesso spirito con cui noi facciamo gli aeroplanini di carta. (postofisso2012, Twitter)

Oggi mi sono cadute le chiavi accanto ad una grata ed ho immaginato Dio che tutto affranto faceva "NOOOOOO PER POCHISSIMO". (Tremenoventi, Twitter)

Nel frattempo dio è allah stanno facendo a gara a chi esiste di meno. (postofisso2012, Twitter)

Le preghiere sono il visualizza e non risponde di Dio. (mr_takki, Twitter)

Capisco Dio perché so quanto è difficile essere padre e figlio, figuriamoci padre, figlio e spirito Santo. (postofisso2012, Twitter)

Dio me lo immagino il classico tipo che fa la battuta che non fa ridere ma tutti sorridono di circostanza perché è il capo. (Tremenoventi, Twitter)

Dio, se ci sei dacci un segno, se ci fai sappi che non è divertente. (calibro8, Twitter)

Mi rivolgo a Dio ma lui non mi risponde mai. Quasi quasi passo a Buddha, magari a lui prende meglio. (postofisso2012, Twitter)

Il sarcasmo di Dio, che ti fa fallire e poi fa riuscire gli altri con i tuoi consigli. (Tremenoventi, Twitter)

Se Dio non avesse voluto essere nominato invano, avrebbe dovuto darsi un nome più lungo di tre lettere e più difficile da pronunciare. (diodeglizilla, Twitter)

Nella sua grandezza, Dio ha creato per ognuno un compagno di vita perfetto. Poi ha spento la luce, mescolato tutto e comprato i pop corn. (comeprincipe, Twitter)

Abbiamo tutti un demone da combattere e un dio con cui prendercela. (sonopazzaio, Twitter)

L'amore è imprevedibile.
Il destino è una sorpresa.
E la fortuna è cieca.
E dopo la morte boh.
DIO ANCHE MENO MISTERIOSO LA PROSSIMA VOLTA.
(Zziagenio78, Twitter)



Proverbi italiani

A chi crede, Dio provvede.

A mani monde Dio gli dà da mangiare.

A tela ordita Dio manda il filo.

Aiùtati che Dio t'aiuta.

Chi chiama Dio, non è contento; e chi chiama il diavolo, è disperato.

Chi del suo dona, Dio gli ridona.

Chi disprezza i genitori non ha timor di Dio.

Chi in Dio fida, ben si fida.

Chi lavora, Dio gli dona.

Chi non parla, Dio non l'ode.

Chi scaglia una pietra contro Dio, gli ricade sulla testa.

Compagnia d'uno, compagnia di nessuno; compagnia di due, compagnia da Dio; compagnia di tre, compagnia di re; compagnia di quattro, compagnia da matto.

Dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io.

Dio dà il pane a chi non ha i denti.

Dio fa gli schiocchi, e loro s'accompagnano.

Dio lascia fare, ma non sopraffare.

Dio li fa e poi l'accoppia.

Dio non manda se non quel che si può portare.

Dio solo non può fallire.

Dio, genitori e maestri non si posson mai ricompensare.

Dove c'è la pace ci è Dio.

Gente allegra Dio l'aiuta.

Il Signore lascia fare, ma non strafare.

L'uomo propone e Dio dispone.

La vendetta di Dio non piomba in fretta.

Non si muove foglia che Dio non voglia.

Ognuno per sé e Dio per tutti.

Poca roba Dio la loda..

Quando Dio chiude una finestra apre una porta.

Quando Dio dà la farina il diavolo ci leva il sacco.

Quando Dio non vuole, i Santi non possono.

Quando Dio vuol punire un uomo, spesso si serve dell'altr'uomo.

Quando Dio vuole, a ogni tempo piove.

Solo Dio senza difetti.

Tutti siam di creta e Dio è il vasellaio.
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Tesina sulla famiglia - Terza Media


Collegamenti per tesina di terza media sulla famiglia, fra le cose più preziose che esistano al mondo, se non la più preziosa...

Storia
- Fine 2° guerra mondiale e Articolo 29 della Costituzione della Repubblica Italiana
- La famiglia nella società fascista italiana
- L'evoluzione della famiglia dopo il boom economico (tra gli anni 50 e 60 del XX secolo)
- La famiglia Frank (Anna Frank)


Letteratura
- La famiglia dei Malavoglia di Giovanni Verga
- Giavanni Pascoli e il tema del nido (che simboleggia la famiglia, luogo caldo, protettivo e segreto)
- Luigi Pirandello e la famiglia (vista sia come un nido, come la famiglia d'infanzia, che come una prigione da cui evadere, come la convivenza con la moglie e la suocera.)


Arte
La famiglia del pittore di Giorgio De Chirico
I mangiatori di patate di Vincent van Gogh (sono una famiglia di contadini)
La famiglia Soler di Pablo Picasso


Inglese
- The Royal Family (la famiglia reale britannica)


Spagnolo
- Familia real española (la famiglia reale spagnola)


Tecnologia
- La domotica (serve migliorare la qualità della vita nella casa)
- Pannelli fotovoltaici (per uso domestico)


Geografia
- Il Giappone (la famiglia giapponese)
- La Cina e la politica del figlio unico (ma è stata abolita dal 2013)


Musica
- Angelo di Francesco Renga (dedicata alla nascita della sua bambina Jolanda)
Ode To My Family di The Cranberries
- Mamma di Luciano Pavarotti


Ed. fisica
- Il calcio (Cesare Maldini e Paolo Maldini, rispettivamente padre e figlio)
- Lo sport come strumento educativo e sociale


Tedesco
- Berliner Mauer (Il muro di Berlino: divise intere famiglie e impedì loro di vedersi e abbracciarsi per anni)


Scienze
- Il DNA (permette di realizzare una ricerca familiare rapida e precisa)
- La riproduzione


Ed. Civica:
- Il ruolo della famiglia e l'istituto del matrimonio
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