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Vedut'ho la lucente stella diana - Guido Guinizzelli

Parafrasi, analisi del testo e commento del sonetto "Vedut'ho la lucente stella diana" di Guido Guinizzelli.

Testo:

Vedut’ ho la lucente stella diana,
ch’apare anzi che ’l giorno rend’ albore,
c’ha preso forma di figura umana;
sovr’ ogn’ altra me par che dea splendore:

viso de neve colorato in grana,
occhi lucenti, gai e pien’ d’amore;
non credo che nel mondo sia cristiana
sì piena di biltate e di valore.

Ed io dal suo valor son assalito
con sì fera battaglia di sospiri
ch’avanti a lei de dir non seri’ ardito.

Così conoscess’ella i miei disiri!
ché, senza dir, de lei seria servito
per la pietà ch’avrebbe de’ martiri.


1° Parafrasi

Ho visto Lucifero, la lucente stella del mattino, che appare al primo albeggiare del giorno, prendere forma umana, e mi sembra che risplenda sopra ogni altra stella; viso candido come la neve ravvivato da color rosso, occhi splendenti, allegri, colmi d'amore; non credo vi sia al mondo un'altra donna così bella e virtuosa. E io sono preso d'amore per lei in una così crudele battaglia di sospiri che non oserei mai dirglielo in viso: potesse ella conoscere i miei desideri; allora, senza parlare, da lei sarei ricompensato per la pietà che proverebbe del mio tormento.


2° Parafrasi

Ho visto la lucente stella mattutina
che appare prima che il giorno mandi la sua luce
che ha preso forma di figura umana
mi pare che splenda più di ogni altra.

Viso come la neve tinto nelle labbra
occhi lucenti, felici e pieni d’amore
non credo che nel mondo ci sia donna
così piena di bellezza e di virtù.

Ed io sono stupefatto dalla sua virtù
con una così aspra battaglia di sospiri
che non avrei il coraggio di parlare dinnanzi a lei

Magari ella conoscesse i miei desideri!
perché sarei ricompensato senza parlare
per la pietà che avrebbe delle mie sofferenze


Analisi del testo

METRICA: Sonetto con rime alternate, secondo lo schema ABAB, ABAB, CDC, DCD.

La stella Diana è l’astro di Venere, che annuncia la luce diurna (diana, dal latino dies). Venere, considerato una stella e non un pianeta, era anche chiamato Lucifero (“portatore di luce”).

La sintassi di questo testo è semplice, fluida e lineare. Per rendere semplice e simmetrico il componimento ripete due volte la parola «valore», alla fine della seconda quartina e all’inizio della prima terzina.

Il tema è quello della lode alla donna vista come una stella per la sua lucentezza, ma non si tratta di una vera e propria "donna angelo", in quanto l'ultima terzina dà quella sensazione che non sia irraggiungibile.


Figure retoriche

Enjambement: vv. 7-8; vv. 12-13.

Metafore:
v. 1 "lucente stella diana" (inteso come l'uomo vede la donna come una stella splendente);
v.5 "Viso de neve" (simboleggia il viso candido della donna)
v. 10: "battaglia di sospiri" (una sorta di ansia e paura nel rivolgerle parola)

Iperbole: "Per la pietà ch'avrebbe de' martiri" (è un'esagerazione)


Commento

La contemplazione d'una bellezza astratta e luminosa diventa vicenda psicologica; il poeta si smarrisce e sospira. Così, per Guinizzelli, l'amore è presenza dell'infinito nel cuore umano, è ricorso all'ineffabile che sintetizza natura e divinità. E il richiamo al sentimento, alla dimensione psicologica segna il passaggio dal Medioevo all'Umanesimo. Anche in questo sta il valore storico dello Stilnovo. Il sonetto prende avvio dalla glorificazione luminosa della donna e segue il carattere cortigiano della poesia amorosa; poi diventa molto soggettivo, si fa turbamento. I mistici esprimevano la presenza dell'ineffabile con lo slancio dell'anima verso Dio: gli Stilnovisti ne avvertono l'inarrivabile altezza attraverso l'amore per la donna.



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