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Era in penser d'amor quand'i' trovai - Guido Cavalcanti

Parafrasi e commento del testo "Era in penser d'amor quand'i' trovai", il cui autore è Guido Cavalcanti.

Testo:

Era in penser d’amor quand’ i’ trovai
due foresette nove.
L’una cantava: «E’ piove
gioco d’amore in noi».

Era la vista lor tanto soave
e tanto queta, cortese e umìle,
ch’i’ dissi lor: «Vo’ portate la chiave
di ciascuna vertù alta e gentile.
Deh, foresette, no m’abbiate a vile
per lo colpo ch’io porto;
questo cor mi fue morto
poi che ’n Tolosa fui.»

Elle con gli occhi lor si volser tanto
che vider come ’l cor era ferito
15e come un spiritel nato di pianto
era per mezzo de lo colpo uscito.
Poi che mi vider cos’ sbigottito,
disse l’una, che rise:
«Guarda come conquise
forza d’amor costui!»

L’altra, pietosa, piena di mercede,
fatta di gioco in figura d’amore,
disse: «’L tuo colpo, che nel cor si vede,
fu tratto d’occhi di troppo valore,
che dentro vi lasciaro uno splendore
ch’i’ nol posso mirare.
Dimmi se ricordare
di quegli occhi ti puoi».

Alla dura questione e paurosa
la qual mi fece questa foresetta,
i’ dissi: «E’ mi ricorda che ’n Tolosa
donna m’apparve, accordellata istretta,
Amor la qual chiamava la Mandetta;
giunse sì presta e forte,
che fin dentro, a la morte,
mi colpîr gli occhi suoi».

Molto cortesemente mi rispuose
quella che di me prima avëa riso.
Disse: «La donna che nel cor ti pose
co la forza d’amor tutto ’l su’ viso,
dentro per li occhi ti mirò sì fiso,
ch’Amor fece apparire.
Se t’è greve ’l soffrire,
raccomàndati a lui».

Vanne a Tolosa, ballatetta mia,
ed entra quetamente a la Dorata,
ed ivi chiama che per cortesia
d’alcuna bella donna sie menata
dinanzi a quella di cui t’ho pregata;
e s’ella ti riceve,
dille con voce leve:
«Per merzé vegno a voi».


Parafrasi

Stavo tra me ragionando d'amore, quando incontrai due contadinelle sconosciute. L'una cantava: «La felicità d'amore scende su di noi».
Il loro aspetto era tanto riposante, soave, gentile e modesto che io dissi loro: «Voi tenete la chiave di ogni virtù cortese. Deh, fanciulle, non ritenetemi ignobile per la ferita che io porto; questo mio cuore fu piagato quando mi trovavo a Tolosa».
Esse si volsero a guardarmi e videro come il mio cuore fosse ferito e uno spiritello nato dal pianto fosse uscito dal mezzo della piaga. Poiché mi videro tanto addolorato, una disse ridendo: «Guarda costui, come l'ha conquistato amore!» L'altra, pietosa, colma di commiserazione, trasfigurata dalla gioia in atteggiamento amoroso, disse: «La ferita che il tuo cuore mostra, ti fu data da occhi troppo belli, che vi impressero uno splendore che io non riesco a fissare; dimmi se puoi ricordarti di quegli occhi».


Commento

Le foresette sono contadinelle; giovani, dice il poeta. Immerso nel pensiero d'amore, egli le vede, mentre una canta, e gli paiono, in tanta quiete e umile bellezza, simbolo d'ogni virtù. La loro apparizione lo conforta poiché egli a Tolosa amò una donna, Mandetta, e di quell'amore soffre ancora. Gli spiritelli che escono dall'amorosa ferita del poeta sono una personificazione che, arbitrariamente, diremmo fumettistica del dolore, perché visualizzano un sentimento; il clima è sereno, simile al dolce paesaggio della pastorella. Le due foresette sono diverse: una è pietosa, l'altra ridente, ma è quest'ultima la più saggia. La ballata comprende sei strofe di endecasillabi e settenari precedute dalla ripresa, e ha un andamento musicale.



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