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Babur di Ester Obbiassi Panagia - Riassunto e analisi

Riassunto:
Babur, inizialmente viveva con i genitori e i fratelli in un piccolo villaggio sulle rive del Gange. Un giorno però comincia la stagione delle piogge, ma a differenza delle altre volte la pioggia non si ferma più, e la piena del fiume inonda il raccolto e distrugge la loro abitazione. Così si ritrovano per strada e l’unica cosa che avevano era una piccola somma di denaro messo da parte.. Non erano però gli unici in quella condizione. Infatti c’erano molte altre famiglie che non sapevano cosa fare. Alla fine hanno deciso di dirigersi verso la grande città di Calcutta. Arrivati là, però hanno scoperto che le cose non erano così facili; non si trovava lavoro poiché la città era piena di persone come loro. Così per un po’ di tempo hanno vissuto per strada, in attesa di un miglioramento. Visto che non c’erano speranze, però il padre di Babur, ha preso una decisione importantissima. Lui e Babur sarebbero andati in Italia alla ricerca di una vita migliore, mentre sua moglie e gli altri bambini andavano a vivere in un centro delle missionarie della carità. La famiglia dunque si divide, ma i problemi più grandi sono per Babur e suo padre, che arrivano in Italia, ma vivono da clandestini, tra persone diffidenti. Fortunatamente alla fine incontrano degli stranieri come loro disposti ad aiutarli, che li ospitano a casa loro. Dopo un po’ il padre di Babur, Akbar trova un lavoro e decidono di rimanere a vivere con la persona che gli ha ospitati, pagando l’affitto. Passano alcuni giorni e Babur decide di lavorare con Ahmed, che faceva il lavavetri per aiutare in qualche modo il padre. Dopo tante peripezie, come il furto della paga di Akbar, e l’aggressione da parte di un gruppo di piccoli razzisti, un giorno Babur incontra un uomo che si ferma sempre al suo semaforo. È un fruttivendolo, il signor Achille e decide di aiutare Babur, un giorno infatti gli regala una giacca. Poi gli offre un lavoro nel suo negozio e finisce per assumere anche Akbar durante l’estate. Fu così che quest’ultimo conosce il signor Antonio, il padre di Achille, che comincia subito a fare amicizia con il padre di Babur accomunati dal loro interesse per l’agricoltura. Fu così che arrivò la proposta di chiedere ad Akbar e alla sua famiglia di trasferirsi da lui per aiutarlo nel lavoro della cascina perché ormai troppo vecchio. La storia quindi si conclude con il ritorno a una situazione normale; Babur comincia ad andare a scuola ed inizia a parlare l’italiano.

Autore: Ester Obbiassi Panagia
Editore: Le Monnier
Luogo e anno di pubblicazione: Firenze, 2005
Genere letterario: romanzo


Personaggi principali:
- Babur, è il protagonista di questo romanzo, un ragazzo di undici o dodici anni, che si trasferisce in Italia con suo padre e svolge il lavoro di lavavetri.
- Akbar, è il padre di una famiglia indiana, che a causa di un’inondazione perde la casa, si trova costretto ad emigrare clandestinamente in Italia. Alla fine riunisce tutta la famiglia in una cascina, dove lavorano lui e la moglie.
- Il signor Achille, è l’uomo che aiuta la famiglia di Babur, è un fruttivendolo.
- Mohammed, è lo straniero, che condivide la casa con Akbar e suo figlio.

Altri personaggi:
- la madre di Akbar e i suoi fratellini più piccoli.
- Il signor Antonio, è il padre del signor Achille, che ha una cascina, dove poi vanno a vivere Babur e la sua famiglia.
- Ahmed, un ragazzo di diciassette anni, che vive nello stesso appartamento di Babur e ne diventa amico, tanto da aiutarlo a trovare il lavoro di lavavetri.

Luogo dove si svolgono i fatti: Inizialmente la storia è ambientata in India, in un piccolo villaggio, a Calcutta, ma poi in Italia, nella grande città di Milano.
Epoca in cui si svolgono i fatti: inizio del ventunesimo secolo o comunque in un tempo recente.

Situazione iniziale: All’inizio del libro Babur, il protagonista di dodici anni, si presenta e descrive la sua vita tranquilla, felice nel villaggio. Lui vive con la famiglia in un piccolo viaggio sulle rive del Gange, in India. Ha una vita simile a quella di molti di noi, cioè va a scuola, gioca con gli amici nel tempo libero e si lamenta spesso dei fratellini piccoli, un po’ capricciosi. In realtà ci sono molte differenze perché vive in una baracca; una famiglia numerosa in una sola stanza e il padre con la sua attività agricola è l’unico a sostenere la famiglia economicamente. Quindi è una famiglia povera la sua, ma lui è ugualmente contento.

Conclusione della vicenda: Positiva perché alla fine tutta la famiglia si riunisce in Italia, sono tutti felici alla cascina del signor Antonio. Il padre può di nuovo lavorare in campagna, Babur comincia ad andare a scuola e la madre fa la casalinga.

Narrazione di un episodio particolarmente importante: Un episodio che mi ha colpito è quello in cui Babur viveva a Calcutta. Dormivano tutti per strada e avevano stretto amicizia con una famiglia nelle loro stesse condizioni. Queste due famiglie si aiutavano reciprocamente moltissimo, mettevano il cibo in comune e poi quando dovevano andare in Italia, visto che non bastavano i soldi per il biglietto di Babur, l’altra famiglia ha prestato dei soldi ad Akbar, perché erano solidali e avevano capito quanto stavano male Babur e i suoi.

Scopi più evidenti del libro: informare sulla difficile vita degli immigrati in Italia.

Osservazione sul linguaggio usato: il linguaggio è semplice, rende la lettura scorrevole e veloce. Si usa la prima persona, quindi c’è un narratore interno.

Temi affrontati nel libro: l’immigrazione, la clandestinità, le sue cause e i problemi di integrazione degli stranieri nella società italiana.

Giudizio generale: Questo libro mi è piaciuto moltissimo, soprattutto perché è narrato in prima persona da un ragazzo. C’era quindi la sua visione dei fatti, venivano espressi i suoi sentimenti, le sue speranze e le sue impressioni sulla vita in Italia.

Titolo alternativo: Vivere da immigrato.



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