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Tema: Libertà e Diritti Sociali

La libertà è come l'aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si avverte quel senso di asfissia che gli uomini delle passate generazioni hanno sofferto a lungo. A chi è nato in un epoca in cui le libertà sono sostanzialmente assicurate ai cittadini può sembrare persino strano che un tempo non fossero riconosciute o rispettate. Bisogna perciò domandarsi donde derivino i diritti di libertà e come abbiano trionfato.

Tema Svolto: 
Un tempo i diritti di libertà venivano tutelati al fine di assicurare al popolo il governo migliore. Ma con l'emergere di nuove forze sociali, le libertà politiche divennero insufficienti a garantire la libera partecipazione di tutti i cittadini alla vita comunitaria. La libertà individuale di iniziativa si trovò sempre più ostacolata dal potere economico. Anziché essere una necessaria integrazione delle libertà politiche di tutti i cittadini il liberalismo economico divenne lo strumento di cui lo stato si serviva per annientare queste stesse libertà politiche di tutti coloro che non possedevano i mezzi economici per farle valere. L'inviolabilità della proprietà privata e dell'iniziativa economica, che veniva sbandierata come difesa della ricchezza prodotta dal lavoro, si trasformò in libertà per i ricchi di accumulare enormi fortune e, con lo sviluppo della grande industria, in privilegi capitalistici. Le libertà economiche insomma, si identificarono con le libertà della borghesia, vale a dire con le libertà delle persone abbienti di sfruttare i poveri. E nella fase di realizzazione di una vera democrazia, cioè di un sistema di governo in cui fosse garantita a tutti i cittadini la libera partecipazione alla vita civile si avvertì il bisogno di non limitarsi alle sole libertà politiche, le quali in realtà servivano a fare del potere politico un monopolio, delle persone ricche e ad escludere dal rinnovamento le forze più sane ed oneste della popolazione.
Sulla carta, le libertà politiche erano a vantaggio di tutti, ricchi e poveri, nella realtà dei fatti, esse servivano unicamente ai ricchi, i quali le strumentalizzavano per rafforzare la propria posizione sociale ed economica. Di qui il discredito che le masse popolari manifestavano strumenti inadatti alla loro lotta, ma ne diffidavano come di un'arma ostile alle loro rivendicazioni. Di conseguenza, tra i ceti meno abbienti della popolazione nacquero moti di ribellione che tendevano a limitare o ad annullare le libertà politiche della borghesia, che facevano da paravento alle libertà economiche. Per abbattere tutti i privilegi di carattere economico che ostacolavano la reale partecipazione di tutti i cittadini alla vita politica, l'unica strada percorribile sembrò essere quella della soppressione della proprietà privata e della libertà d'iniziativa individuale in campo economico: per dare un colpo di spugna alle ingiustizie nella distribuzione della ricchezza, la quale sul piano politico si manifestavano come disuguale possibilità di partecipazione effettiva alla vita sociale e dunque come disuguaglianza negatrice della democrazia, le masse ritennero opportuno cercare di inibire la ricchezza individuale e di ripartirla equamente tra i cittadini. In questa fase le teorie naziste trovarono molti seguaci. Ma a questo punto, per esaminare meglio l'evoluzione storica dei diritti di libertà, non bisogna tanto soffermarsi su quegli ordinamenti costituzionali, quanto a indagare come l'esigenza sociale affermata in campo economico abbia fatto breccia in quegli ordinamenti che non hanno rinunciato a considerare le libertà politiche individuali come fondamento di ogni democrazia; e come questo processo abbia condotto all'affermazione di un tipo di democrazia molto più completo e complesso di quello uscito dalla Rivoluzione francese. Questa nuova concezione è stata caratterizzata dall'affermarsi nelle Costituzioni recenti, di una speciale categoria dei diritti del cittadino, denominati diritti sociali.
La loro tutela offre ad ogni individuo quel minimo di giustizia sociale, cioè di benessere economico e porli in condizione di avvalersi, sia nella teoria, sia nella pratica, di tutte quelle libertà politiche che sono proclamate come uguali per tutti.
Ecco allora, in termini giuridici, la differenza tra i tradizionali diritti di libertà e i nuovi diritti sociali. Ai primi corrisponde l'obbligo dello Stato di non ostacolare l'esercizio di varie attività individuali, ai secondi corrisponde l'obbligo di eliminare tutti gli ostacoli di carattere economico e sociale che impediscono la libera espansione politica e morale individuale.
Ma i mezzi sono diversi per soddisfare i diritti sociali. Lo Stato deve attivamente adoperarsi per rimuovere i privilegi economici ed aiutare i bisognosi ad uscire dalle ristrettezze in cui sono costretti a vivere; nella difesa dei diritti alla libertà dei cittadini dall'oppressione politica. La concretezza al posto dell'inerzia è il passaggio fondamentale che ha responsabilizzato le istituzioni ed ha reso più liberi gli individui residenti nelle nazioni in cui vige la democrazia.



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