Tema Svolto: Nella società in cui viviamo alcune categorie di persone vengono emarginati, tra questi vi sono i portatori di handicap e gli anziani.
Il termine che si contrappone più direttamente a socializzazione è emarginazione. Esso indica, infatti tutte le situazioni di disagio e di difficoltà per cui una persona non riesce, o incontra enormi difficoltà a entrare in rapporto con gli altri, a sentirsi parte integrante della società che lo circonda, a realizzare pienamente le proprie esigenze di persona e di cittadino.
Così definito, lo stato di emarginazione riguarda, come caso limite, i tossicodipendenti, tocca tutti i malati e gli invalidi civili, molti anziani, i disoccupati, i poveri, coinvolge, in molti casi, gli stranieri stabilmente o provvisoriamente residenti nel nostro Paese per motivi di lavoro, di studio e per motivi politici, ma soprattutto si riferisce a tutti i portatori di handicap: gli audiolesi, i videolesi, i cerebrolesi, i portatori della sindrome di Down e, in genere, tutti coloro che per cause congenite o per fatti accidentali si ritrovano con impedimenti di vario genere o non posseggono alcune particolari capacità (cognitive, percettive e sensoriali e di manipolazione).
Una volta relegati nel cerchio chiuso del marchio di malattie inguaribili e destinati a vegetare nell'ombra della famiglia d’origine, impotenti, o raccolti in istituti di assistenza, gli handicappati reclamano oggi il diritto ad una vita di relazione più ampia e concreta, il diritto civile di valere come persone e come cittadini.
Anche se in forma ancora molto inadeguata, la società sembra aver raccolto questo appello al recupero e al reinserimento sociale dell’handicappato, con iniziative che riguardano soprattutto l’ambito della scuola e del lavoro.
D’altra parte, questo impegno discende direttamente da un principio stabilito nella nostra Costituzione che dice che il cittadino che non dispone dei mezzi necessari per vivere ha diritto all'assistenza sociale, i lavoratori hanno il diritto di lavorare ed essere assicurati per quanto riguarda l’infortunio, la malattia, la vecchiaia e la disoccupazione involontaria. Mentre gli inabili e i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale.
Nonostante queste leggi a tutela dei ceti svantaggiati, tutte giuste e nessuna superflua, sembra evidente che lo Stato non le faccia rispettare come si dovrebbe. Vi sono moltissimi casi di anziani che vedono ridursi la loro pensione drasticamente e che non riescono ad arrivare a fine mese, oppure di recente sono molti coloro che si suicidano perché si vergognano di non trovare un lavoro, per non parlare di gente che si dichiara invalida mentre in realtà è pienamente attiva sia da un punto di vista fisico e mentale e percepisce ugualmente i soldi puntualmente, ogni mese, per la sua finta invalidità.
Il termine che si contrappone più direttamente a socializzazione è emarginazione. Esso indica, infatti tutte le situazioni di disagio e di difficoltà per cui una persona non riesce, o incontra enormi difficoltà a entrare in rapporto con gli altri, a sentirsi parte integrante della società che lo circonda, a realizzare pienamente le proprie esigenze di persona e di cittadino.
Così definito, lo stato di emarginazione riguarda, come caso limite, i tossicodipendenti, tocca tutti i malati e gli invalidi civili, molti anziani, i disoccupati, i poveri, coinvolge, in molti casi, gli stranieri stabilmente o provvisoriamente residenti nel nostro Paese per motivi di lavoro, di studio e per motivi politici, ma soprattutto si riferisce a tutti i portatori di handicap: gli audiolesi, i videolesi, i cerebrolesi, i portatori della sindrome di Down e, in genere, tutti coloro che per cause congenite o per fatti accidentali si ritrovano con impedimenti di vario genere o non posseggono alcune particolari capacità (cognitive, percettive e sensoriali e di manipolazione).
Una volta relegati nel cerchio chiuso del marchio di malattie inguaribili e destinati a vegetare nell'ombra della famiglia d’origine, impotenti, o raccolti in istituti di assistenza, gli handicappati reclamano oggi il diritto ad una vita di relazione più ampia e concreta, il diritto civile di valere come persone e come cittadini.
Anche se in forma ancora molto inadeguata, la società sembra aver raccolto questo appello al recupero e al reinserimento sociale dell’handicappato, con iniziative che riguardano soprattutto l’ambito della scuola e del lavoro.
D’altra parte, questo impegno discende direttamente da un principio stabilito nella nostra Costituzione che dice che il cittadino che non dispone dei mezzi necessari per vivere ha diritto all'assistenza sociale, i lavoratori hanno il diritto di lavorare ed essere assicurati per quanto riguarda l’infortunio, la malattia, la vecchiaia e la disoccupazione involontaria. Mentre gli inabili e i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale.
Nonostante queste leggi a tutela dei ceti svantaggiati, tutte giuste e nessuna superflua, sembra evidente che lo Stato non le faccia rispettare come si dovrebbe. Vi sono moltissimi casi di anziani che vedono ridursi la loro pensione drasticamente e che non riescono ad arrivare a fine mese, oppure di recente sono molti coloro che si suicidano perché si vergognano di non trovare un lavoro, per non parlare di gente che si dichiara invalida mentre in realtà è pienamente attiva sia da un punto di vista fisico e mentale e percepisce ugualmente i soldi puntualmente, ogni mese, per la sua finta invalidità.
