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Tema: Il Valore della Pace

La pace è il bene più prezioso per l’umanità: purtroppo se ne comprende l’immenso valore solo quando questo bene viene perduto.

1) Il valore immenso della pace: un bene che nel passato è stato piuttosto raro.
La pace senz'altro il bene più grande a cui l’umanità possa aspirare, ma è stata anche tante volte negata da conflitti fra popoli e guerre civili, che hanno portato al genere umano sofferenze indicibili. Possiamo dire che la storia umana è caratterizzata solo da brevi periodi di pace e che le guerre siano sempre state, nel passato, il mezzo preferito per risolvere le controversie. Solo di recente possiamo dire che l’umanità, nella sua maggioranza, ha potuto godere di un lungo periodo di pace: infatti l’Europa, nel passato teatro di immani catastrofi belliche, dalla seconda guerra mondiale a oggi ha conosciuto oltre 45 anni di pace; mai un periodo tanto lungo senza guerra ha caratterizzato la storia del Vecchio Continente.
La pace è quella condizione che consente all'umanità di aspirare anche ad altri importanti valori, che hanno dato significato al lungo cammino umano, come la libertà, la giustizia, la democrazie. E’ infatti impossibile poter godere della libertà, senza che vi sia la concordia fra gli uomini, così come, ovviamente, non può esserci alcuna forma di giustizia in presenza della violenza e della sopraffazione che ogni guerra comporta. Allo stesso modo, la costruzione della vera democrazia si può avere solo in condizioni di pace duratura.
Scrittori, filosofi, profeti di religioni diverse, hanno sempre ammonito l’umanità a fare il possibile per non perdere il bene prezioso della pace, ma, troppo spesso l’uomo, nel passato, si è lasciato sopraffare dall'istinto ferino che la razionalità non è riuscita a controllare, dal fanatismo, dall'odio politico o religioso, dal gusto della violenza o più semplicemente dal bieco egoismo di difendere i propri interessi a danno di quelli degli altri.
Il valore della pace è assoluto, cioè non subordinato ad alcuna condizione, in quanto la perdita della pace comporta un danno sempre superiore a qualsiasi altro diritto violato o torto subito.
Ciò non significa che bisogna essere succubi di qualsiasi ricatto, ma semplicemente che non bisogna mai smarrire la via della ragione e della ricomposizione pacifica e negoziata di quei contrasti che sempre la dialettica dei rapporti sociali e internazionali fa emergere. Il valore immenso della pace viene compreso dagli uomini quasi sempre quando questi l’hanno irrimediabilmente perduta, ma allora diventa anche più difficile vincere l’odio che la spirale ella violenza ha generato.

2) Ancora oggi troppi focolai di tensione e guerre sono presenti nel mondo.
Purtroppo ancora oggi il mondo è insanguinato da troppe guerre locali e da focolai di tensione, capaci di far precipitare la situazione internazionale in una crisi di vaste proporzioni. Il Medio Oriente è forse la regione a più alto rischio per il contrasto arabo-israeliano che si trascina da troppi decenni, per la irrisolta questione palestinese, per l’importanza strategica della regione riguardo agli approvvigionamenti di petrolio. La guerra del Golfo, scoppiata nel 1991 in seguito all'invasione del Kuwait da parte dell’Iraq e caratterizzata dall'intervento militare degli alleati occidentali contro l’Iraq, con bombardamenti di città, centinaia di migliaia di vittime e la ritorsione irachena dei missili lanciati sul territorio israeliano, è il più evidente esempio dei rischi di allargamento di un conflitto capace di tenere sull'orlo del baratro l’intera comunità.
Anche il conflitto jugoslavo, con le forme inaudite di ferocia che ha evidenziato, è un esempio di quanto fragile possa essere la pace perfino all'interno del continente europeo e in un’area, come quella balcanica, già duramente provati da tanti conflitti che l’hanno insanguinata nel passato, per cui era lecito supporre che mai si sarebbero rivisti feroci scontri inter-etnici che pur si sono verificati.

3) La fine della cosiddetta guerra fredda non sembra aver liberato l’uomo dall'incubo del conflitto armato.
La fine della divisione dell’Europa in blocchi contrapposti (la NATO), raggruppante in paesi occidentali alleati degli USA, ed il Patto di Varsavia, comprendente gli ex paesi socialisti alleati dell’URSS) e la fine della cosiddetta guerra fredda col sempre possibile rischio dell’olocausto nucleare, ci avevano illuso che fosse ormai imminente la fine dell’incubo della guerra.
Qualcuno aveva addirittura parlato di fine della storia, proprio a voler significare che la storia umana era stata fino ad allora storia di contrasti e conflitti. Paradossalmente la fine della competizione tra le due superpotenze USA e URSS, uscite vittoriose dall'ultimo conflitto mondiale, ha eliminato quel controllo che comunque le due superpotenze garantivano sui conflitti locali, per cui la rottura di un equilibrio internazionale, consolidatosi in quasi 50 anni, ha liberato contrasti e nazionalismi prima sopiti, ora troppo spesso sfociati in conflitti armati. Basti ricordare i casi della Jugoslavia, dell’Angola, della Somalia, degli scontri inter-etnici nel Caucaso, nell'Asia centrale ex sovietica, nell'Afghanistan, ecc.
Forse è giunto il momento giusto affinché sparito il duopolio USA-URSS sul mondo, si lavori per realizzare un vero governo democratico del mondo, sulla base di un potenziamento del ruolo e delle funzioni dell’attuale O.N.U.

4) Troppe risorse che potrebbero alleviare tanti disagi e tante sofferenze dell’umanità sono purtroppo destinate alle spese per armamenti.
Troppe risorse sono bruciate nelle spese per armamenti, risorse che potrebbero essere utilizzate per alleviare le immense sofferenze di tanta parte della popolazione umana che, soprattutto nelle aree depresse del Terzo Mondo, vive in condizioni caratterizzate da fame, miseria, analfabetismo, igiene terribilmente precaria, alto tasso di mortalità infantile. Eppure tutti i governi del mondo, nessuno escluso, preferiscono spendere per allestire ordigni di morte, anziché per favorire la vita.

5) E’ possibile realizzare, in un prossimo futuro, l’aspirazione alla pace e alla concordia di tutta l’umanità?
Facendo queste considerazioni, il pensiero va spontaneamente a quanto affermato dal poeta Salvatore Quasimodo nella sua poesia Uomo del mio tempo. Quasimodo vede, nella violenza della guerra, ripetersi il gesto di Caino, segno di un istinto di morte sempre presente nell'uomo  in quello primitivo, capace di uccidere con armi sempre più sofisticate e micidiali.
Io non voglio essere pessimista al punto di credere che nell'uomo alberghi sempre una disponibilità di violenza, un brutale istinto di sopraffazione e di morte, ma, sempre rifacendomi agli ultimi versi della poesia di Quasimodo, mi auguro che le nuove generazioni sappiano dimenticare i loro padri, cioè l’odio e il sangue versato in tante guerre che hanno contraddistinto le gesta delle vecchie generazioni.
Credo pertanto che, nel futuro, si possa dar vita a una nuova era di pace, di concordia e quindi di benessere per tutta l’umanità, se si sapranno comporre, con la presenza del negoziato, contrasti sempre possibili nella società umana, nella consapevolezza che raggiungere un’intesa, per le parti che contrappongono, significa, comunque sia, godere di benefici incommensurabilmente superiori rispetto ai danni e alle sofferenze conseguibili al precipitare della situazione in un conflitto armato.



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