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Il Naso di Moscarda, Pirandello

di Luigi Pirandello
Riassunto:

Anna Rosa, un’amica della moglie, gli dice che il suocero e la moglie lo vogliono fare interdire. Egli le rivela tutte le considerazioni sull'incoscienza della persona, sulle forme che gli altri ci impongono  l’affascina, fa anche saltare il suo equilibrio psichico, e la donna, con gesto improvviso e inspiegabile, gli spara, ferendolo gravemente. Ne nasce uno scandalo enorme, tutta la città è convinta che tra lui e Anna Rosa ci sia una relazione colpevole.
A Moscarda, sconsigliato da un sacerdote non resta che riconoscere tutte le colpe attribuitegli e dimostrare un eroico ravvedimento. Dona tutti i suoi averi per fondare un’ospizio di mendicità, ed egli stesso vi viene ricoverato, vivendo insieme con tutti gli altri mendicanti, vestendo la divisa della comunità e mangiando nella ciotola di legno. Moscarda ha cercato con le sue follie, di ribellarsi al sistema ferreo delle convenzioni sociali, di scardinarlo, ma è rimasto sconfitto.
Lui che voleva distruggere tutte le “forme” impostagli  deve accettare l’ennesima forma attribuitagli dalla comunità, quella dell’adultero, e scontare per essa una dura pena, del tutto immeritata. E tuttavia proprio in questa sconfitta trova una forma di guarigione dalle angosce che lo ossessionavano. Se la prima consapevolezza di non essere nessuno gli dava un senso di orrore e di solitudine tremenda ora accetta di buon grado di alienarsi totalmente da se stesso, rifiuta definitivamente ogni identità personale, addirittura il proprio nome, e si abbandona gioiosamente al fluire mutevole della vita, “morendo” ad ogni attimo e “rinascendo” sempre nuovo e senza ricordi, senza più fissarsi in alcuna forma per sé, ma identificandosi con tutte le cose fuori, gli alberi, le nuvole, il vento, in una totale estraniazione dalla società e dalla prigionia delle forme che essa impone.
L’eroe di Uno, nessuno, centomila va più a fondo nelle sue scelte, vede in definitiva più chiaro. Non si limita a confessare di non sapere chi sia, ma afferma deliberatamente di non voler essere nessuno, di rifiutare totalmente ogni identità individuale. Rifiuta cioè di chiudersi in qualsiasi forma parziale e convenzionale e accetta di sprofondare nel fluire mutevole della vita, morendo e rinascendo in ogni attimo, identificandosi con le presenza esterne occasionali, senza poter più dire “io”.
Per questo arriva a negare il proprio nome che è il segno che sancisce il rappresentarsi della “vita” nell'individualità singola. Il nome scompare del tutto. Irrigidirsi in una forma significa morira e Moscarda sceglie di vivere, fondendosi nella totalità della “vita”. Questo vivere di attimo in attimo è una condizione esaltante, gioiosa. Uno, nessuno, centomila propone un messaggio che vuole essere positivo esemplare, un programmatico insegnamento di vita.



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