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Tema: abusi sui bambini

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Abbiamo assistito in questi anni alla nascita di un’associazione denominata “Telefono Azzurro”, composta da volontari, per la difesa dell’infanzia che subisce, spesso, torture a livello sessuale. Tale fenomeno a dir poco mostruoso, era ben celato e quasi sconosciuto, escluso il lavoro nero a cui era ed è costretto, il minorenne e alcuni casi di incitamento alla prostituzione. Se pensiamo alla natura stessa del fanciullo, noteremo che i crimini compiuti contro questi sfiorano l’inimmaginabile poiché: il fanciullo è un indifeso, è bisognoso d’affetto. Se violentato (sia nel fisico o nel morale), questi subirà una rottura del suo equilibrio, rottura molto profonda che sarà difficile ristabilire grazie alla sua personalità così fragile.
Ora se noi pensiamo che della famiglia, tale squilibrio dell’aspetto emozionale del fanciullo s’allargherà a dismisura in quanto il bambino s’attende dai genitori, simboli di protezioni, di sicurezza, un sano affetto e non malvagità inaudite. In verità, noi, gli abusi e crimini contro il mondo infantile, li vedevamo come un opera di maniaci operanti al di fuori della famiglia stessa. Quindi tale nuovo aspetto di crudeltà consumata dentro le mura domestiche, ci ha colti con smarrimenti e con impreparazione. In realtà è difficile ammettere che genitori perpetrino torture al proprio figlio: l’accogliere la notizia stessa ci terrorizza. Pensiamo al destino di coloro che, vivendo in un clima di paura, pur essendo seviziati non possono per il giustificato terrore di ritorsioni, rivolgersi alle Autorità.
Quale sarà il loro tragico futuro? La morte per intollerabilità di tale situazione? L’alcolismo o la droga come rifugi?
Per la reticenza del fanciullo abusato, è difficile trattare in vastità il problema, le origini psicologiche dei genitori anagraficamente tali. Nessuno nasce genitore, è scontato, ma tenta di divenirlo, di sforzarsi di esser un buon genitore. Ma in casi di tortura ai figli, si esula da ogni senso comune, dal buon senso. Siamo davanti ad una tragedia continua e continuata, a bombe che possono saltare in ogni momento.
Chi si accorge se un bambino è stato abusato?
In genere, quando non s’arriva all’eccesso di follia, onde per cui si è costretti a portare il figlio a cure medico-ospedaliere, sono gli insegnanti delle scuole primarie che ravvisano lividi, ematomi o uno sviluppo psicologico non adeguato all’età. Costoro si insospettiscono e, con amore, riescono a carpire qualcosa al piccolo, denunciando la situazione agli assistenti sociali che, rendendosi conto dei gravi deficit familiari, sporgono denuncia alle Autorità preposte. Tale fenomeno è nuovo nelle sue caratteristiche. Un tempo, testimoniano le inchieste e i romanzi di sapore squisitamente realista, vi era una situazione d’abbandono dei figli, lasciati al loro destino.
Colpiva questa situazione citata, le classi più umili nella società in via di industrializzazione. Si pensi alla morale falsa ed ipocrita che esisteva sotto la regina Vittoria in Gran Bretagna (la famigerata morale vittoriana) dove si spacciava il perbenismo, il tea alle cinque di pomeriggio, l’ordine, etc., ma si taceva che giovanissime (non ancora 13enni) irlandesi venivano poste letteralmente al soddisfacimento dei più bassi bisogni di certa élite della Nazione. Oppure pensiamo alle scene che descrivono le convivenze comuni nei sobborghi urbani dove l’innocente suo malgrado doveva assistere ad atti non certo edificanti, traumatizzati di certo. Ma qui si può parlare di violenza ai minori per presa di coscienza (com'è quella d’oggi) perché giocano situazioni storiche ben differenziate. Parliamo dell’abbrutimento dovuto a cause economiche, abbrutimento che poteva esser ovviato dai governi con prevenzione a livello socio-politico. Era, insomma, tutta la matrice storica che giustificava tali persone sradicate dalla campagna e poste a vivere in un mondo disumano.
Oggi il quadro è diverso: si possono giustificare quale esempio eclatante, club di pedofili? Di gente che usa l’infanzia per scopi aberranti (film-porno)? Non bisogna tacere perché tacere spesso è complicità. Si possono, ancora, giustificare, le torture inferte ai figli? Certo, esiste una profonda crisi del valore, del suo concetto prima di crisi dei valori ma non si può risolvere, perdendo ogni freno inibitorio usando violenza, a dir poco bestiale.

Si cerchi di individuare le cause che portano certe famiglie ad infierire sui loro figli.
Constatato il fenomeno degli abusi sulla prole che, purtroppo, stanno aumentando, bisognerà, mancando di statistiche precise, ipotizzare al momento, il perché di tali torture inferte al fanciullo in seno alla famiglia medesima. E’ probabile che a tanto giocherà come fattore discriminante un parentado disgregato moralmente, incapace di instaurare non solo un dialogo ma di vedere, seppure lontani, valori non banali.
Penso che tale famiglia sia incapace di rendersi conto dell’esigenza di sé medesima, di riconoscersi come famiglia, in primis. Donde non potrà vedere il figlio se non come una cosa, un impaccio su cui scaricare le proprie frustrazioni e il proprio annichilimento, nevvero il fallimento delle persone costituenti il nucleo familiare. Una famiglia anagrafica, senza il senso di responsabilità, essendo loro stessi ridotti a cose. Non è escluso che un nucleo familiare di tal fatta tenga a perpetuare sulla prole delle violenze già subite in passato da una o da entrambi genitori.
Ciò rivelerebbe, se tale mia ipotesi fosse giusta, un sostrato di violenze che non risalgono ad oggi ma da generazioni, onde il fenomeno triste di cui si parla ci metterebbe davanti a sordide soverchierie che si sono covate in passato ed ora, eclatanti, si pongono alla luce in maniera altamente drammatica. Io non sottovaluterei la immaturità dei coniugi proiettati senza preparazione etica alcuna in una società dove l’edonismo esasperato viene continuamente pungolato, avendo come corrispettivo la neutralizzazione di certi punti fermi che molti genitori invece fanno propri.
La nostra società abbaglia e questo effetto morgana, si traduce nell'imperativo di raggiungere ad ogni costo la massima soddisfazione possibile.
Ora, vista tale logica ci sembra meno difficile capire come un figlio cioè un essere umano con i suoi problemi e con le sue esigenze, divenga un impedimento, un pesante fardello e si trasformi in una maledizione che come tale va esorcizzata tramite la punizione.
La vittima i suoi segnali li manda ed è compito di chi è a contatto dei piccoli di decodificarli. Le segnalazioni sono utili ma la cautela in certi casi come codesto è indispensabile. Colui che sospetta di un abuso sia fisico che psicologico (non so, in coscienza, come si possano distinguere nell'essere umano tali due aspetti) deve categoricamente avere il coraggio di denunciare l’accaduto.
Ho detto coraggio perché so che molti non si sono neanche interessati a persone che giacevano a terra, colte da malori. Perché? Per la paura d’essere coinvolti… Ritornando al nostro triste fenomeno ammettiamo che il vicino accusasse una famiglia per maltrattamenti al minore, codesta non potrebbe a sua volta querelare l’accusatore?
E’ innegabile che la sensibilizzazione sul problema dell’infanzia maltrattata da parte dei media è meritoria però c’è un unico ma grave corrispettivo rovescio della medaglia: una sana sculacciata non potrebbe esser scambiata come sevizia?
Penso che tali dubbi affiorarono però resta, de facto, complicità il tacere l’omertà!
E’ alla coscienza che ciascuno di noi deve rispondere, se non oggi un domani… ma è solo questione di tempo e alla coscienza non si sfugge.



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