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Tema sulla Pena di Morte

Per dare la possibilità di prendere spunto a chi ha opinioni diverse sulla pena di morte, abbiamo deciso di fornirvi 3 temi, nel primo si è contrari, nel secondo è come una via di mezzo e nel terzo si è favorevoli alla condanna a morte.


1° Tema

Come teoria generale affermiamo e ribadiamo che la pena di morte dovrebbe essere abolita, che siamo contenti che non ci sia in Italia, che ci fa meraviglia, invece, che esista ancora presso stati assai civili come Usa, Urss e altri.
Questo in teoria, ma se guardo alla situazione pratica, io mi chiedo come si potrà stroncare il male che divampa ovunque e in tutti i campi; osserviamo che oggi, coma mai nel passato, le organizzazioni del male si sono internazionalizzate, si sono perfezionate, usano i più moderni ritrovati della tecnica, godono di protezioni impensabili e prosperano con fatturato di molti miliardi di dollari.
Come si può dare diritto di vivere, in mezzo a un complesso di cittadini civili, al pedofilo che inganna creature innocenti, ne abusa e le uccide senza pietà, per non essere scoperto e per non pagare il fio del suo abietto reato?
Come stroncare la fiorente industria più o meno sarda, dei sequestratori di persona a fine di estorsione? Se interroghiamo alcune vittime, che siano scampate alla ferocia dei sequestratori, apprenderemmo che per decine di mesi, per anni, sono stati tenuti in una tenda, all'aperto, nei boschi, duramente incatenati.
Se tu tenessi un qualsiasi animale in tali condizioni salirebbe un urlo di orrore da tutto il mondo, ebbene esseri umani tengono così incatenati altri esseri umani assolutamente innocenti e allungano il martirio per essere certi di ricevere un immensa ricompensa per sì lodevole azione!....
Come si può stroncare il mercato delle droghe che porta a morte coloro che sono caduti nel vischio di così orribile male?
E la violenza ai minori, alle bambine da parte dei parenti stessi, che avrebbero dovuto difenderle dagli altri? Quanti padri-mostri stiamo conoscendo attraverso la stampa e la televisione?
Dunque io la pena di morte la rimetterei in uso, più come deterrente, come spada di Damocle pendente sul capo degli assassini, che non per attuarla.
Purtroppo ci sono sconosciute percentuali che dicono come il 90 dei delitti rimane impunito, e che molti di loro si salvano dalla pena di morte o da un ergastolo tramite l’assunzione di avvocati bravissimi che riescano a farla fare franca anche al peggior assassino al mondo.

2° Tema

Spesso in questi ultimi tempi, ho avuto modo di ascoltare frasi come:”Se ci fosse la pena di morte, questo non succederebbe”, oppure: “Bisognerebbe metterli al muro” riferita ai responsabili di qualche atto criminale particolarmente violento.
Confesso che lì per lì, a livello istintivo, sono stato d’accordo anch'io  però riflettendoci meglio la situazione mi si è chiarita e mi sono reso conto che ripristinare la pena di morte è assurdo.
Cercherò di spiegare il perché.
Chi è favorevole alla condanna capitale sostiene che è giusto ripagare un assassino della stessa moneta, ma questa secondo me, non è affatto giustizia, bensì vendetta.
Dopo tanti secoli è impensabile tornare alla regola selvaggia dell’”occhio per occhio, dente per dente”: sarebbe come cancellare con un colpo di spugna tante conquiste umane, civili, sociali.
Si dice anche che se ci fosse la pena di morte si verificherebbero meno delitti, ma tutto ciò non è vero: lo stanno a dimostrare i dati statistici riguardanti le nazioni in cui la pena di morte è ancora la massima punizione, ad esempio in alcuni Stati degli USA.
Ho sentito dire che “se uno sa che corre il rischio di essere condannato a morte, prima di commettere un delitto ci pensa due volte”. Poche frasi sono più superficiali di questa: io credo che colui che progetta un’azione criminale contro i singoli o contro la comunità ci pensa non due, ma cento volte, e generalmente è spinto da una molla potentissima, da una motivazione tanto valida (almeno per lui) da fargli correre qualunque rischio: senza contare l’ottimismo tipico di ogni delinquente, necessario per iniziare la sua azione: egli è sicuro, in cuor suo, di riuscire nell'impresa o, nella peggiore delle ipotesi, di sfuggire alla cattura e di cavarsela senza troppi danni.
E’ indispensabile che la società si tuteli nei confronti di quegli elementi che si dimostrano indegni, ma come si può pensare che proprio la società, che condanna e che punisce l’assassinio, se ne renda poi essa stessa colpevole? (tanto più gravemente, secondo me, perché unisce alla premeditazione il tentativo di ammantare il proprio operato del concetto di superiore giustizia).
Non si può trattare un essere umano per quanto colpevole di delitti bestiali, come un dente guasto che bisogna estirpare senza esitazione; non si può correre il rischio di un errore giudiziario (come è avvenuto qualche volta in passato) che condanna un innocenti.
E’ vero, spesso in Italia l’ergastolo, cioè la massima pena prevista, non è veramente tale. Infatti, con la concessione della grazia è facile che colpevole finisca per rimanere rinchiuso per 28 anni appesa, ma probabilmente usiamo questo avverbio (appena) senza renderci davvero conto di quello che debba significare per un uomo un periodo così lungo di prigionia.
Il vero anche che l’ergastolo pesa economicamente su tutta la società: essa, dopo essere stata danneggiata e colpita del delitto, si deve assumere anche l’onore del mantenimento materiale del responsabile (la spesa per una scarica elettrica ad alto voltaggio, invece, è minima!) ma uccidendo un uomo non lo si recupera, non lo si convince che ha sbagliato, non gli si offre la possibilità di redimersi.
Anche se ciò avvenisse in uno su un milione di colpevoli, la società deve tentare perché quello di aiutare e guidare i suoi componenti è il suo compito più autentico e nobile e la legge stessa, se vuole davvero essere efficace e autorevole, deve prevenire e vigilare, non condannare senza appello.


3° Tema

La criminalità dilagante è una piaga del nostro tempo.
Si ha un bel dire che omicidi, rapine, estorsioni, sono sempre esistiti: mai in passato la cronaca aveva dovuto registrare così frequentemente atrocità, delitti, attentati, stragi a tutti i livelli e con le motivazioni più futili.
Si ha l’impressione che la legge sia impotente, che nulla possa fermare la spirale della violenza, eppure io credo che la situazione cambierebbe se venisse ripristinata la pena di morte. Non è un’idea solo mia: in molti pensiamo che sia arrivato il momento di mettere da parte i falsi pietismi e la facile demagogia e stringere i freni.
Come si può sostenere che gli uomini non hanno il diritto di decretare la morte di un loro simile quando questi, per primo, ha infranto la regola più sacra della convivenza e con il suo comportamento si è reso simile piuttosto a una bestia?
Mandando a morte un assassino non ci si mette al suo stesso livello (come molti affermano): una cosa è spargere sangue innocente per motivi egoistici e abietti, un’altra è castigare il colpevole di tale crimine per dare un esempio all'interesse di tutta la società, società dalla quale peraltro il criminale non si è dimostrato degno.
Certamente bisognerebbe vagliare attentamente tutte le circostanze, essere cauti nell'esprimere il verdetto, assicurarsi che non esistano dubbi sulla colpevolezza e applicare la pena capitale solo nei casi gravissimi.
E se, nonostante le precauzioni, si dovesse ugualmente incorrere in un errore giudiziario e si finisse per condannare un innocente?
Ebbene, io credo che questo sia un rischio da correre, nell'interesse di tutti d’altra parte, basta pensare a quanti individui colpevoli di reati anche gravi siano ancora in libertà per pareggiare il conto ( e abbondantemente, anche).
L’ergastolo è una pena troppo mite per certi delitti ed inoltre non viene mai applicato quasi mai alla lettera. Dovrebbe significare reclusione a vita, ma spesso, per la concessione della “grazia” non dura più di 28 anni e il delinquente che è stato condannato in giovane età, esce nel pieno della maturità, invelenito nei confronti della società, ancora più marcio di quando è entrato in prigione, perché sappiamo tutti quale scuola di delinquenza e di depravazione siano le patrie galere.
Per dare un senso alla reclusione, per tentare di farne veramente un occasione di recupero morale e di espiazione, si parla spesso di riforma carceraria, di assistenza ai delinquenti reclusi, di reinserimento nella società una volta scontata la pena, ma tutto questo tarda a venire. D’altra parte, francamente, quando apprendo che è stato costituito qualche carcere modello in cui i delinquenti godono di ogni conforto, possono leggere, studiare, dipingere, scrivere memoriali da vendere poi a peso d’oro alle varie riviste scandalistiche e tutto questo a spese dello Stato, vale a dire di tutti noi, non posso fare a meno di pensare a tanti poveracci onesti che fanno una vita da bestie e mi chiedo dove sia davvero la giustizia.
E se invece l’ergastolo fosse applicato senza compromessi, se ciò fosse davvero e inappellabilmente una condanna a vita?
Beh, in questo caso io credo che molti condannati preferirebbero la morte perché si può sopportare qualsiasi cosa quando c’è la prospettiva che finisca, ma quando manca la speranza, c’è posto solo per la disperazione.
Mi si chiede se ritengo giusta la pena di morte per alcuni delitti: la mia risposta è sì. Sì, con la coscienza di essere comunque responsabile del verdetto dei giudici; sì, con la convinzione che esistono circostanza estreme tali da esigere decisioni estreme, benché dolorose: sì, con la tristezza che deriva dal rendersi conto che nel mondo in cui viviamo c’è ancora bisogno di combattere la crudeltà con la crudeltà, perché dare la possibilità di vivere liberamente ad un omicida aspettando che finiscano i suoi anni di prigione significa rischiare che la sua sete di vendetta faccia altre vittime. Lo stato e la gente contro la pena di morte si dimentica spesso il pensiero delle famiglie delle vittime, loro quando perdono un loro caro, sono costrette a cambiare il loro tenore di vita, ovviamente in peggio, e quei soldi, tra l’altro pochi che gli dà lo stato per sostenere le loro spese di certo non porteranno quell'armonia che avevano prima dell’omicidio di un loro familiare, anche perché da una parte il colpevole paga con una libertà limitata in prigione, la vittima invece non tornerà mai più, chi sbaglia, ma soprattutto chi sbaglia in maniera evidente ed eccessiva deve per forza pagare in modo definitivo, non si può correre il rischio di trovarsi nuovamente di fronte nella stessa situazione con la stessa persona colpevole, bisogna agire in maniera preventiva.



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