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Storia Greca e Romana

Riassunto:
Le origini dei greci, come li chiamavano i romani, o Elleni, come loro stessi si chiamavano, risalgono ad un tempo leggendario. In un momento non ben definito, intorno al 2000 a.C., alcuni popoli nomadi di stirpe indoeuropea invasero la Grecia. Tra questi, si distinguevano gli Achei. La civiltà fondata dagli Achei venne anche detta micenea, dalla loro città più importante: Micene. Di questi primi Greci ci sono arrivate imponenti testimonianza archeologiche.

Gli Achei

Gli achei erano un popolo guerriero, dominato da una ricca aristocrazia militare. Essa si faceva accompagnare nelle sepolture da splendidi gioielli ed armi. Intorno al XII secolo a.C., la crisi della società micenea fu probabilmente causata da una nuova ondata di popoli nomadi: dal Nord giunsero i Dori, dal Mediterraneo i popoli del mare.
Iniziava in Grecia la cosiddetta età buia, che durò dall'XI fino al IX secolo a.C. La splendida arte del periodo miceneo tramontò, e fu sostituita da un'arte più povera.
Durante l'età buia andò lentamente formandosi una originale organizzazione politica, la polis (al plurale poleis), città-stato. All'età buia seguì un periodo che viene chiamato età arcaica: questo periodo va dall'VIII al VI secolo a.C. Fu allora che la polis assunse le sue definitive caratteristiche: un piccolo stato indipendente, con un proprio governo, leggi e tradizioni.
Nell'età arcaica, l'unico ricordo che i Greci conservavano della civiltà achea si trovava nei poemi attribuiti ad Omero: l'Iliade e l'Odissea.
L'Iliade racconta la guerra dei Greci, guidati dal re di Micene Agamennone, contro la città di Ilio o Troia, sulle coste dell'Asia Minore (l'attuale Turchia). L'Odissea racconta l'avventuroso ritorno in patria ad Itaca, del suo re: l'astuto Ulisse o Odisseo.
Tra il V e il IV secolo a.C., la civiltà greca raggiunse un grande livello di sviluppo. Tanto che questo periodo è chiamato l'età classica, che significa l'età migliore.
Ne è un esempio il Partenone, il tempio dedicato alla dea Atena. Costruito su un'altura di Atene, il Partenone si presenta ancor oggi come un'opera maestosa, ma nel contempo leggera ed elegante.

Sparta e Atene

All'inizio del V secolo a.C., e per circa due decenni, la Grecia visse un esperienza sconvolgente. Venne aggredita dal potente Impero persiano. Per sconfiggerlo, furono necessarie due guerre. E soprattutto l'alleanza fra le due: più importanti poleis di quel momento: Atene e Sparta.
E ciò nonostante le notevoli differenze che vi erano fra gli Spartani e gli Ateniesi.
Gli Spartani erano chiusi, a tal punto che ancor oggi per indicare una persona di poche parole usiamo l'aggettivo laconico, da Laconia, la regione da loro abitata . I loro valori erano tutti legati alla guerra: l'eroismo, la lealtà, la fedeltà, la vita sana ecc. Politicamente a Sparta ci fu sempre un governo aristocratico.
Gli Ateniesi invece, che con i commerci erano in costante contatto con altri popoli, amavano la cultura, l'arte, il dialogo ecc. Politicamente, dopo un lungo e difficile processo, ad Atene si instaurò un governo democratico.
Una volta vinti i Persiani, Atene e Sparta tornarono all'antica rivalità. Inizialmente primeggiò Atene, fino a quando non scoppiò tra di loro una guerra: la guerra del Peloponneso, dal 431 a.C. al 404 a.C.
Ne uscì vittoriosa Sparta, che estese il suo predominio su tutta la Grecia. Ciò provocò la reazione di molte città, tra cui Tebe, che sconfisse a sua volta Sparta.
Anche la supremazia tebana però non durò a lungo: nessuna polis era in grado di opporsi ad una nuova grande potenza, la Macedonia di Filippo II.
Lo scontro decisivo avvenne a Cheronea nel 338 a.C.: Filippo II a capo della falange macedone, sconfisse gli Ateniesi; mentre la cavalleria, guidata dal figlio diciottenne, Alessandro, mise in fuga i Tebani.

Nel 336 a.C., dopo aver sottomesso tutta la Grecia, il re macedone venne assassinato. Successore di Filippo II fu il figlio ventenne Alessandro, chiamato Magno, il grande.
Alessandro in pochi anni sottomise l'Impero persiano ed estese il suo potere in tutto l'Oriente. Alla sua morte, avvenuta a soli 33 anni, l'impero macedone era davvero enorme.
La morte di Alessandro Magno segnò l'inizio di un nuoco periodo storico, l'età ellenistica. Il termine ellenismo indica che i valori della civiltà greca si diffusero in gran parte del mondo allora conosciuto.
Il greco divenne la lingua internazionale, per i commerci e le discussioni culturali. Ma il centro più importante fu Alessandria d'Egitto, una città che divenne ben presto più grande della stessa Atene.
Una delle opere più famose del periodo ellenistico è la Nike (= vittoria) di Samotracia. Non sappiamo chi la scolpì, ma conosciamo il suo significato. Rappresenta la vittoria, immaginata come una bellissima fanciulla che vola fino a posarsi sulla nave dei vincitori.
L'età ellenistica va dal IV al II secolo a.C., quando la Grecia venne sottomessa da Roma.

Nell'Italia antica, chiamata dagli storici la prima Italia, si trovavano le radici più profonde della civiltà romana. Quando ci si riferisce alla prima Italia si usa l'aggettivo italico al posto di italiano.
Molti furono i popoli che abitarono la prima Italia: Veneti, Sabini, Sanniti, Umbri ecc. Ma la civiltà italica di gran lunga più evoluta e fiorente prima di Roma, fu quella degli Etruschi. L'Etruria, la terra abitata dagli Etruschi, era compresa tra i fiumi Arno e Tevere. Poi si estese a sud fino a Cuma, in Campania, e a nord fino all'attuale Bologna. Fu una civiltà, come quella greca, formata soprattutto da città-stato, cioè da poleis. Si svilupò dal IX al IV secolo a.C., quando fu assorbita da Roma. Etruschi e Greci furono i due popoli che maggiormente influenzarono i Romani nella cultura, nella tecnica e nelle abitudini della vita quotidiana.

Storia di Roma

Tutta la storia di Roma nei confronti dei popoli italici può essere sintetizzata con una frase del poeta Virgilio, vissuto nel I secolo a.C.: Perdonare chi si sottomette, annientare chi si ribella.
Virgilio scrisse l'Eneide un'opera che si riprende le vicende narrate nell'Iliade e nell'Odissea da Omero. Racconta di Enea, un principe troiano, figlio di Anchise e della dea Afrodite, all'origine della storia di Roma. La lupa capitolina è il simbolo della fierezza e della forza di Roma. Si tratta di una statua in bronzo del V secolo a.C. La lupa allatta due gemelli che discendono da Enea: Romolo, il leggendario fondatore di Roma, e Remo.
Sempre secondo la leggenda, dopo la sua fondazione (753 a.C.), Roma venne governata da sette re. La monarchia ebbe fine nel 509 a.C., quando Roma divenne una Repubblica.
Verso la fine del II secolo a.C., Roma aveva conquistato gran parte del Mediterraneo e sottomesso la Grecia. Fu allora che la Repubblica cominciò ad entrare in crisi.
In generale, si può dire che fu una crisi di crescita. Roma ormai dominava un territorio molto vasto e le istituzioni della Repubblica non erano più in grado di governarlo.
La crisi si manifestò per buona parte del I secolo a.C. con una serie di lotte e di guerre civili: guerre, cioè, tra cittadini dello stesso stato. Aumentò a dismisura il ruolo dell'esercito. Si affermarono individui, in genere dei capi militari, dalla forte personalità: Mario, Silla, Pompeo e soprattutto Cesare.
Cesare conquistatore della Gallia (attuale Francia) venne assassinato nel 44 a.C. da un gruppo di congiurati. La crisi visse così la sua fase finale.
Dopo ulteriori contrasti ed un'altra guerra civile, si impose la personalità di Ottaviano, lontano parente ed erede di Cesare. Egli trasformò la Repubblica in una Monarchia. Nel 27 a.C., infatti, si fece riconoscere dal Senato il titolo di Augusto con cui è passato alla storia. Terminò così l'età repubblicana ed iniziò l'età dell'impero.
Il Senato accettò questa svolta perché Roma veniva da un secolo di spietate lotte civili e Ottaviano Augusto sembrava l'unico che potesse garantire la pace. Augusto li accontentò: riformò lo Stato e diffuse ovunque la sicurezza delle armi e delle leggi romane.
Dopo le genti sottomesse all'impero assimilarono gradualmente il modo di vita, la cultura, le leggi e la lingua dei vincitori. Questo lento processo di assimilazione si chiama romanizzazione. E' l'eredità più importante lasciata all'Europa da Augusto e dai suoi successori.
Romanizzazione significò anche urbanizzazione. Quello romano, infatti, era un impero costruito su una rete di città piccole e grandi, dominato dalla città per eccellenza: Roma, centro del potere e della cita economica. Le città erano collegate tra loro da un efficace sistema di strade. Una striscia lastricata di 80.000 chilometri che univa tre continenti: il più lungo monumento del mondo antico.
Nate per consentire lo spostamento dei soldati e il controllo dei territori occupati, le strade svolsero una funzione decisiva nella romanizzazione dell'impero, permettendo la diffusione del latino come lingua comune.
Dopo Augusto, l'impero si consolidò e raggiunse il suo massimo splendore nel II secolo, che per questo fu detto il secolo d'oro.
Gli imperatori di questo periodo erano per lo più saggi e umani verso i loro sudditi. Uno di loro, Traiano, fu anche un grande conquistatore: portò i confini dell'impero alla loro massima estensione.
Proseguiva intanto l'inserimento nella civiltà di Roma dei sudditi delle province.
Nel 212 d.C., infine, l'imperatore Caracalla estese la cittadinanza romana a quasi tutti gli abitanti liberi dell'impero.
L'impero si stava dunque trasformando. Non era più soltanto dei Romani, ma di tutti i popoli che lo componevano: in una parola, era sempre più mediterraneo.
Lo dimostrò, sul piano religioso, la diffusione del cristianesimo che proveniva dalla Palestina e portava un messaggio di pace e di salvezza per tutti gli uomini: la Buona Novella.
L'autorità romana cominciò ben presto a seguire con attenzione il fenomeno cristiano. Fino a quel momento, i Romani avevano tollerato le religioni degli altri popoli. Anzi lasciavano perfino che si diffondessero a Roma.
Ma i cristiani erano guardati con sospetto perché rifiutavano di accettare gli dei degli altri popoli e di adorare l'imperatore. Iniziarono così le persecuzioni, che divennero particolarmente dure nel III secolo, quando l'Impero romano precipitò in una grave crisi.
Dalle frontiere orientali, Persiani e Germani si facevano minacciosi. All'interno, spadroneggiavano gli imperatori-soldati, che combattevano l'uno contro l'altro in una specie di guerra civile permanente. L'economia andò a rotoli: i prodotti agricoli scarseggiavano e i prezzi aumentavano vertiginosamente. Il momento, insomma, era grave: tutti dovevano impegnarsi per salvare l'impero.
La diversità dei cristiani diventò intollerabile: su di loro piombò l'accusa di tradimento e si scatenarono violente persecuzioni. La più dura fu quella voluta dall'imperatore Decio, nel 250; l'ultima fu quella ordinata dall'imperatore Diocleziano (303-305).
La persecuzione, però, era un errore. I cristiani non rappresentavano un pericolo, ma una risorsa per lo Stato romano: essi, infatti, erano sudditi leali.
A comprendere per primo questa semplice verità fu l'imprenditore Costantino. Egli si convertì al cristianesimo e, nel 313, promulgò l'Editto di Milano che riconosceva ai cristiani la libertà di culto.
Durante il regno di Costantino, e sotto i suoi successori, il cristianesimo venne favorito in ogni modo a danno del paganesimo. Infine, l'imperatore Teodosio fece del cristianesimo la religione di Stato e proibì ufficialmente i culti pagani (380). Cominciò così una strettissima collaborazione tra la Chiesa e il potere politico, decisiva per i destini dell'Europa.
Dalla fine del IV secolo, le tribù dei Germani divennero protagoniste della storia di Roma. Affamati di terre, i Germani si spostarono dall'Europa settentrionale e centrale verso Occidente attratti dalle fertili pianure dell'impero. Talvolta, la loro era una pacifica migrazione; più spesso, era una vera e propria invasione favorita da una schiacciante superiorità militare.
L'impero, ormai, era diviso in due parti: l'impero d'Occidente e quello d'Oriente.
L'impero d'Oriente si salvò dalla catastrofe e mantenne la sua vitalità. Quello d'Occidente, invece non sopravvisse allo scontro con i barbari. L'ultimo imperatore d'Occidente Romolo Augustolo, venne deposto nel 476. Cadde così l'Impero Romano d'Occidente.



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