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Il Fu Mattia Pascal Commento

Commento:
Seguendo la fallimentare esperienza del suo personaggio, Pirandello ritrae il sogni di un'evasione impossibile, il desiderio irrealizzabile di afferrare per sé un'identità che non sia quella imposta dal destino. L'esistenza di ogni persona è infatti governata da vicende che non possono essere controllate o mutate; è in balia di convenzioni sociali, rigide e anonime, capaci di imbrigliare ogni anelito di libertà. La fuga non serve, poiché per riscattare la vita che abbiamo ricevuto non ci sono sbocchi o reali alternative.
Quello di Mattia è dunque un tentativo fallito in partenza: gli è utile soltanto a scoprire la natura ingannevole dei rapporti sociali, ma gli impedisce di rientrare ed essere nuovamente accolto nella vita.
Il romanzo, però, non si arresta al livello di una protesta contro le strutture sociali. Al centro del racconto vi è infatti la tematica pirandelliana del divario che separa la verità dei fatti dalle loro apparenze; dove sta la verità? E possiamo, noi, conoscerla? Domande vive, brucianti soprattutto per il protagonista: chi è Mattia? Se stesso o un altro? Chi è, adesso, Mattia? Esiste ancora o è, semplicemente, un morto-in-vita?
Nella sua vicenda è simbolicamente raffigurato il destino fallimentare di un'intera generazione disorientata dinanzi agli interrogativi, incapace di guidare il corso della propria vita:
Mattia, l'inetto a tutto, diviene un emblema del disagio intellettuale del primo Novecento e dei suoi uomini senza qualità. Per tutto il romanzo egli rimane un io debole, perennemente diviso tra passato e presente, tra il fu Mattia e il nuovo Adriano Meis. E' un'ombra di uomo, un'invenzione, dovrà constatare il proprio fallimento. Inesorabile Mattia smarrisce il senso e i confini del suo vero essere, per assumere, assieme al proprio doppio Adriano Meis, contorni sempre più evanescenti, impalpabili e contraddittori. Rimarrà alla fine come paralizzato. 
Dovrà rinunciare a sposare Adriana e tornarsene a Miragno, il paese da cui è partito. Ma neppure lì potrà più ritrovarsi: un altro uomo, Pomino, ha preso il suo posto nella sua casa; al cimitero la sua tomba è occupata dal cadavere di un altro, lo sconosciuto suicida che si affogò, un giorno, alla Stìa.
Chi è dunque, realmente, Mattia?
Soltanto un fu: il fu Mattia Pascal, appunto. In lui, eroe senza identità, e dunque perfetto antieroe, si anticipa quel processo di dissoluzione della figura a tutto tondo del personaggio ottocentesco che contraddistinguerà la letteratura del Novecento. E' uno dei maggiori elementi di modernità di questo romanzo, così emblematico e complesso.



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