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Riassunto: Unità d'Italia 1861

Riassunto:
Il 27 gennaio 1861 si svolsero le prime elezioni politiche del regno d'Italia, però poté votare solo una parte limitata del popolo. La legge era rimasta quella di Carlo Alberto di Piemonte <<Lo Statuto>> che si estese in tutte le regioni italiane. Chi votavano cioè la classe dominante erano i più ricchi e istruiti, come pure si vede nelle liste dei ministri Bettino, Ricasoli, Urbano Rattazzi, Marco Minghetti, Quintino Sella, Alfonso. Il nuovo Parlamento era diviso tra destra e sinistra.
Facevano parte della destra i moderati, i liberali conservatori, seguaci di Cavour.
Nella sinistra c'erano i progressisti,, mazziniani e garibaldini.
La destra aveva la maggioranza parlamentare e ad essa toccò fare l'Italia e fare gli italiani. Il primo problema fu unificare dialetti, leggi, servizi sanitari ecc.
Per fare ciò ci sono due soluzioni, quella accentratrice che consiste nell'accentrare il potere nelle mani del governo, l'altra soluzione era di decentramento cioè di dare una minima autonomia ai comuni, città e regioni.
La destra scelse la soluzione accentratrice, perché sosteneva che il governo fosse debole.
Il 22 dicembre 1861 il governo Picasoli estese questa legge e fece nascere la prefettura. Il prefetto è il rappresentante del governo in ogni provincia, avevano il potere della gestione, politica, amministrativa, sanitaria, eleggevano i sindaci e i deputati provinciali e ne dovevano rispondere al ministro degli interni, nei primi tempi la maggior parte era piemontese. Le leggi piemontesi  vengono estese a tutto il regno d'Italia. Nel 1862 la legge Casati prevedeva 4 anni di scuola elementare gratuita e obbligatoria. Nel 1865 venne promulgato un codice civile simile a quello precedente, il servizio militare fu reso obbligatorio per tutti, vennero sospese le barriere doganali.

I problemi della società italiana
I ventuno milioni di contadini esclusa dalle elezioni erano legati alla terra: contadini, braccianti, coloni, mezzadri. I contadini del Nord e del Sud avevano in comune l'analfabetismo. I braccianti del nord, lavoravano nelle aziende agrarie capitalistiche, non avevano lavori fissi e si spostavano per cercarselo. I contadini del sud vivevano in piccoli borghi. All'alba col mulo o a piedi andavano nel loro podere fino a tarda sera o per più giorni. Le donne vivevano isolate tra le faccende domestiche e il lavoro nei telai e nel lavatoio. I contadini del sud sostennero Garibaldi perché speravano di migliorare le loro condizioni di vita, ma furono delusi.
Dopo l'unità non cambiò nulla, anzi la Destra mise un sistema fiscale più pesante del borbonico. Il servizio militare fu reso obbligatorio per 5 anni. Così nelle campagne meridionali si forma il brigantaggio, bande di gente che per il malcontento rubavano e uccidevano. Contro il brigantaggio interviene l'esercito nazionale, agli ordini del generale Cialdini morirono molti e ci furono tante condanne. Alla fine dal 1864 il sud era rappacificato ma rimaneva la miseria e l'oppressione sociale dei contadini meridionali.

I problemi dell'economia italiana
La borghesia tenta di unificare il mercato nazionale, per fare questo bisognava abolire le barriere doganali e i dazi. Per far viaggiare le merci rapidamente si sviluppa una rete ferroviaria e stradale che va dal Piemonte al sud. Il sud rimane un paese agricolo mentre il nord si industrializzava rapidamente, perché producevano manufatti a basso costo. Molti contadini andarono a lavorare nelle fabbriche, non solo per l'industria tessile ma anche per quella alimentare, della produzione di latticiti, di farini, olio, strumenti di lavoro, mezzi di trasporto. Per costruire ferrovie, scuole, servizi ecc. nello stato si era creato un deficit, esso si faceva prestare sempre soldi dall'estero, così per colmare il vuoto, la destra impone ai cittadini nuove tasse, specialmente le imposte indirette sui beni di consumo. L'aumento dei prezzi aggravò sui più poveri. Nel 1868 venne imposta la tassa sul macinato della farina. Intanto la popolazione cominciava a ribellarsi.



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