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Moti del 1830-1831


Riassunto rivoluzione:
Nel 1830 una seconda fase rivoluzionaria interessò l’Europa. La prima sommossa scoppiò a Parigi il 26 luglio 1830. Infatti la politica di Carlo X con l’avvio dell’industrializzazione aveva arricchito solo i borghesi. Così i borghesi cominciarono ad unificarsi con i popolani. Il re pose il potere nelle mani degli ultras reazionari e tentò la via del colpo di stato. Il 25 luglio 1830 Carlo X abolendo la libertà di stampa e favorendo nella politica gli aristocratici fece seguire tre giorni di combattimenti (Le tre gloriose giornate di Milano) il re fu costretto a dimettersi e a fuggire. Siccome i borghesi non volevano far partecipare al governo il popolo fecero salire al trono il duca Luigi  Filippo d’Orleans che il 31 luglio fu acclamato re dei francesi. Egli appoggiava solo l’alta borghesia.
Il partito borghese era capeggiato dal gen. Lafayette, dello statista Tohiers e dallo storico statista Guiror, quindi le condizioni del popolo peggiorarono, scoppiarono molte rivolte, quella più famosa fu la rivolta di Lione nel 1832 ma fu repressa dalle autorità.
Il 25 luglio 1830 il Belgio con l’appoggio della Francia e dell’Inghilterra riuscì ad ottenere l’indipendenza dall’Olanda. Il 4 ottobre 1830 la Polonia si sollevò contro lo zar per ottenere l’indipendenza. Nel gennaio 1931 ci fu l’indipendenza polacca. Siccome non ebbe appoggio da altri stati a settembre lo zar si riprese la Polonia.
In Italia, a Modena, Parma, Bologna e Romagna esplosero le proteste. A Modena il ricco imprenditore Ciro Menatti era d’accordo con Francesco V di Modena (desideroso di estendere i suoi domini). La rivolta era prevista per il 5 febbraio, ma visto l’esito della sollevazione polacca e l’atteggiamento del re di Francia cambia idea e fa arrestare Ciro Menatti. La rivolta scoppia ugualmente e si propaga in Romagna nelle Marche e a Modena, Reggio e Parma.
Il 26 febbraio viene costituito un governo provvisorio delle province unite con sede a Bologna. Ma nel giro di poche settimane l’Austria reprime le insurrezioni. In Inghilterra invece vi furono scontri tra lavoratori salariati e imprenditori.

I liberali italiani dopo la rivoluzione del 1831
I moti rivoluzionari del 1820-21 e 1830-31 erano falliti, i liberali si domandavano il motivo.
Compresero che non bastava ottenere la costituzione solo in alcuni stati italiani, in tal modo gli austriaci potevano facilmente intervenire. Così si pose il problema dell’unità nazionale. Furono d’accordo i commercianti e gli industriali che così avrebbero potuto commerciare le merci senza dazi doganali.
Per arrivare all’unità d’Italia si formarono due progetti politici: i moderati e i democratici radicali. I moderati volevano l’unità d’Italia e volevano porla sotto il potere del papa o del re di Savoia. Invece i radicali capeggiati da Mazzini non volevano avere alcun aiuto dai sovrani e volevano abbattere lo straniero. Mazzini fonda un movimento democratico (La Giovane Italia, 1831) ex carbonaro, raccolse molti seguaci preferendo gli intellettuali e i giovani di città. La giovane Italia diventa un moto rivoluzionario nel 1833 in Sardegna e in seguito a Genova, ma furono represse. Vi furono molti arresti, condanne ed esili. Mazzini si rifugiò a Londra dove conobbe il pensiero socialista e il problema degli operai e nel 1840 realizza l’unione degli operai italiani. Mazzini si rese conto che era inutile combattere, dopo la tragica fine dei fratelli Gandiera (che falliscono nel tentativo di far insorgere i contadini in Calabria e furono fucilati). I radicali capiscono che bisogna educare alle rivoluzioni anche il popolo campagnolo che non era tenuto in contatto con gli ideali degli intellettuali.



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