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La Crisi del liberalismo riformista in Italia

Giolitti in politica estera voleva attuare una politica coloniale. Infatti alcuni sostennero che per rinforzare il prestigio dell'Italia bisognava espandersi e quindi preferirono come meta la Libia, l'impresa ebbe inizio nel 1911 e dopo qualche difficoltà di resistenza turca viene conquistata. La destra e i nazionalisti e anche la borghesia industriale proseguiva in Libia l'impresa coloniale per accrescere il potere, però fu espulso da ciò il Partito socialista e i massimalisti favorevoli alle lotte sociali capeggiati da Arturo Labriola trovarono come portavoce Mussolini a cui affidarono la direzione del loro quotidiano avanti.
Nel 1912 viene istituito il suffragio universale maschile, e quindi poterono votare anche i contadini e gli operai.
Nel 1913 quando c'erano le votazioni Giolitti molto preoccupato si alleò con i cattolici, infatti con Gentiloni, il presidente cattolico ci fa un patto "Patto Gentiloni" in cui i cattolici avevano ottenuto 78 seggi, e così con l'accordo tra cattolici il presidente ebbe la maggioranza. Giolitti riconoscendo di essere prigioniero dei conservatori si dimette nel 1914 e il suo posto fu preso dal conservatore Antonio Salandra. Nel 1914 quando scoppiarono gli scioperi generali come la settimana rossa (nelle Marche e in Romagna organizzata dalla sinistra. Salandra reprime duramente gli scioperi. L'attentato nel 1914 a Sarajevo diede inizio alla prima guerra mondiale e ora era un problema per l'Italia de partecipare o no.



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