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La Roba, Verga: riassunto, analisi, commento

Appunto di letteratura sulla novella La roba di Giovanni Verga: riassunto, analisi del testo, descrizione dei personaggi, commento.
Mazzarò, personaggio de La roba, che mangia una cipolla

La roba è una novella di Giovanni Verga pubblicata per la prima volta nel 1880 sulla rivista "La Rassegna settimanale" e successivamente nel 1883 nella raccolta Novelle rusticane. Narra la storia di un contadino che è diventato un ricco proprietario terriero passando la maggior parte della sua vita ad accumulare roba.





La Roba di Giovanni Verga

In questa pagina trovate tutto ciò che riguarda La roba di Giovanni Verga: il riassunto della novella, la scheda informativa della novella, l'analisi del testo (struttura, linguaggio, tempo, luogo, descrizione dei personaggi, figure retoriche) e infine un commento che spiega la novella dal punto di vista del lettore e del narratore. Di questo racconto è disponibile anche il riassunto breve.

Titolo La roba
Autore Giovanni Verga
Genere Novella
Raccolta Novelle rusticane
Data 1880 (in rivista); 1883 (nella raccolta)
Corrente letteraria Verismo
Contesto storico Mondo rurale del secondo Ottocento
Temi trattati L'attaccamento per i beni materiali
Luogo Zone di campagna, Francofonte (tra Catania e Siracusa)
Personaggi principali Mazzarò, il viandante, il lettighiere
Frase celebre «Tutta roba di Mazzarò. Pareva che fosse di Mazzarò perfino il sole che tramontava, e le cicale che ronzavano, e gli uccelli che andavano a rannicchiarsi col volo breve dietro le zolle, e il sibilo dell’assiolo11 nel bosco. Pareva che Mazzarò fosse disteso tutto grande per quanto era grande la terra, e che gli si camminasse sulla pancia.»




Riassunto

Un viandante che stava attraversando la pianura di Catania, lungo la strada che costeggia il Lago Lentini, guardandosi intorno non poteva fare a meno di notare la presenza di grandi fattorie, immensi magazzini, vaste vigne, campi di ulivi e di grano, animali al pascolo e numerosi muli in fila. Ogni volta che vedeva qualcosa di nuovo chiedeva al suo lettighiere a chi appartenesse, ricevendo sempre come risposta che questi beni e proprietà appartenevano tutti a Mazzarrò. Stava iniziando a pensare che qualsiasi cosa si trovasse in quel luogo fosse di Mazzarò, incluso il sole, gli uccelli e perfino gli insetti.
Il ricco proprietario terriero, Mazzarò, è un uomo di bassa statura e dalla grossa pancia, e anche se la gente lo ritiene fortunato la sua ricchezza è frutto del suo ingegno e della sua umiltà. Inizialmente era un semplice contadino che lavorava per il suo barone, rivelatosi inesperto in questo campo, così Mazzarò ne aveva approfittato e man mano acquisiva le sue terre ed era disposto a sorvegliarle di persona col fucile senza nemmeno dover incaricare altri. Era al lavoro sia col caldo quando sia col freddo, anche nelle giornate piovose, lui era sempre lì.
In vita sua Mazzarò non si è concesso alcun particolare lusso a parte il berretto di seta, che successivamente aveva rimpiazzato con un cappello di feltro che veniva portato dai proprietari terrieri, ma solo perché costava meno di quello di seta. Inoltre, a chi gli chiedeva dei soldi gli rispondeva che non ne aveva e che mangiava solo pane e cipolla come un poveraccio qualunque, d'altronde quel che guadagnava lo reinvestiva prontamente in altri terreni da lavorare. Egli non aveva altri passatempi, non aveva il vizio né per l'alcool, né per il fumo, né per le donne, aveva solamente la passione per la roba e più tempo passava e più ne accumulava. Nonostante era riuscito a subentrare all'inetto barone, non provava compassione per gli altri lavoratori della terra e li faceva lavorare alle stesse condizioni di prima sorvegliandoli con la frusta. Nemmeno la morte della madre lo aveva reso più sensibile e il suo funerale rappresentava solamente una spesa che non poteva reinvestire nelle sue proprietà.
Passarono gli anni e passavano anche per Mazzarò, che cominciava a farsi vecchio, e passava il tempo a osservare i suoi campi verdi e provava invidia perfino per un giovane che pur non avendo nessuna roba ed erano stremato dal lavoro, a differenza sua possedeva molti anni di vita ancora da vivere. Quando un giorno gli suggerirono che doveva cominciare a pensare a chi lasciare la sua roba, non la prese bene e uscì nel cortile come un pazzo e impegnando il suo bastone prese di mira i primi animali che si era trovato davanti, come le anatre e i tacchini, nel tentativo di ammazzarli, urlando che era roba sua e che doveva andarsene (nell'aldilà) insieme a lui.



Analisi del testo

Struttura

La novella La Roba può essere suddivisa in tre macrosequenze:
  1. Descrizione delle proprietà di Mazzarò
  2. Storia e descrizione di Mazzarò
  3. Gli ultimi anni di vita di Mazzarò


Linguaggio e stile

L'autore adotta un linguaggio semplice inserendo espressioni popolari e similitudini. Utilizza il discorso indiretto libero per far parlare i personaggi. Nella narrazione si alternano passato e presente per aggiungere più informazioni sul protagonista.

Il narratore è esterno alla storia infatti il lettore deve trarre da solo le conclusioni riguardanti il personaggio di Mazzarò, proprio come noi abbiamo fatto nel commento finale.



Descrizione dei personaggi

  • Mazzarò: è un uomo che ha costruito la sua fortuna senza l'aiuto di nessuno usando l'ingegno e con una forte dedizione per il lavoro (sotto il sole o la pioggia, mal vestito, anche con la febbre). Ha iniziato a lavorare come contadino sotto il suo barone / padrone e man mano ha acquisito le sue terre. Tutte le sue proprietà fruttano molti soldi (ma sono parecchi anche i costi) e, anziché spenderli per passarsi qualche capriccio, li reinveste nuovamente in altre proprietà. Non è interessato né al denaro né a nient'altro che non sia la roba, conduce una vita umile, dormendo in campagna come altri contadini, lavorando molte ore, mangiando pane e cipolla, infischiandosene delle richieste di aiuto dei suoi compaesani. La morte della madre la ricorda solo per il costo del suo funerale. Invecchiando si rende conto che i beni materiali non potrà portarseli con sé quando morirà e e trascorrerà i suoi ultimi anni di vita pieno di invidia e di rancore.
  • Viandante: rappresenta gli occhi del lettore, perché senza il suo sguardo sorpreso il lettore non sarebbe in grado di quantificare le vasti proprietà terriere di Mazzarò.
  • Lettighiere: rappresenta la voce degli altri abitanti, che in questa novella non hanno voce in capitolo, e il suo ruolo è quello di descrivere fisicamente e caratterialmente Mazzarò: un uomo basso con una grande pancia, coi suoi pregi e difetti.
  • La roba: è la protagonista principale di questa novella perché nonostante siano solo dei beni materiali, sono così importanti per Mazzarò al punto che gli ha dedicato tutta la vita e se avesse potuto se li sarebbe portati con sé anche dopo la morte.


Tempo

La novella risale al secondo Ottocento, quando si passò dalle grandi proprietà agricole che appartenevano a un unico proprietario (latifondisti) alla nuova azienda borghese.

La struttura del racconto è a intreccio per la presenza di flashback, ad esempio quando viene narrato il passato di Mazzarò di quando era un contadino che lavorava per il barone.



Luogo

Le proprietà terriere di Mazzarò vengono nominate una ad una dal viandante che viaggiando sulla lettiga osserva con curiosità. Il percorso che aveva intrapreso è quello lungo il lago di Lentini, in provincia di Siracusa; viene nominata la Piana di Catania, poi Francofonte (per gli aranci), Resecone (per i sugheri grigi), Passaneto e Passanitello (per i pascoli deserti).



Figure retoriche

  • Similitudine = "una fattoria grande quanto un paese"; "come un pezzo di mare morto"; "come gli pesasse addosso la polvere"; "folto come un bosco"; "tramontava rosso come il fuoco"; "ricco come un maiale"; "colla testa come un brillante"; "grande come una chiesa"; "foglie larghe ed alte come un fanciullo"; "come le lunghe file dei corvi che arrivano in novembre"; "come non si possono contare le gazze"; "larghe come tinozze"; "grandi come chiese"; "e non la sciupa come quel barone"; "il denaro entrava ed usciva come un fiume dalla sua casa"; "come un mare,"; "come una nebbia"; "come un asino stanco"; "come un pazzo".
  • Metafora = "come gli pesasse addosso la polvere"; "ma aveva la testa ch’era un brillante".



Commento

Leggendo la novella La roba ho appreso che per quanto siano utili i beni materiali per condurre una vita dignitosa, non sono tutto nella vita. Mazzarò è ricco ma è una ricchezza che non porta alla felicità perché non usa le sue ricchezze per prendersi una pausa dal lavoro e concentrarsi su qualcosa di più tranquillo, come mettere su una famiglia, aiutare gli altri, farsi ricordare per cose piacevoli. Ha sempre sentito la necessità di dover gestire tutto in prima persona, pur essendo un proprietario terriero si vestiva come un contadino, fatta eccezione per il copricapo e lavorava quanto o anche più di loro. Da anziano prende atto non solo di non essere felice ma perfino arrabbiato e invidioso verso chi rispetto a lui aveva ancora tutta una vita davanti, pur non avendo nessuna roba. Il valore della vita per Mazzarò si misura in quanta roba possiede. Si sentiva realizzato, perché di roba ne possedeva tanta e poteva aspirare ad averne ancora di più se la sua vita non stesse per finire. Quando si accorge che quanto accumulato avrebbe smesso di essere suo va su tutte le furie e comincia ad ammazzare alcuni animali per sfogare la propria rabbia.

Il finale della novella potrebbe far pensare che Mazzarò avrebbe distrutto tutta la sua roba pur di non lasciarla nelle mani di altri, che l'avrebbero ottenuta senza fare un minimo di fatica. A me piace pensare che il finale di Mazzarò sia solo uno sfogo temporaneo e per quanto legato alla roba non l'avrebbe mai distrutta perché sarebbe significato licenziare molti operai, pagargli la disoccupazione, e poi mettere in azione macchinari agricoli che per distruggere avrebbero richiesto soldi che Mazzarò non possedeva proprio perché tutti i suoi soldi era investiti in terreni. Così facendo sarebbe perfino morto povero. Ricordate che nel testo si dice che Mazzarò era considerato fortunato? Secondo me chi inevitabilmente "erediterà" i suoi terreni, sarà qualcuno dei contadini o più di un contadino, che a differenza sua riesce a fare "squadra" e che avrà o avranno la "fortuna" di ottenere tanta ricchezza senza essersela nemmeno meritata, ma di certo non faranno la vitaccia di Mazzarò e in futuro avranno dei veri eredi a cui lasciargliela. La più grande beffa per Mazzarò è che per quanto fosse una mente brillante e grande calcolatore si sia dimenticato dei veri valori della vita.
Questa è da considerarsi una novella pessimistica dove anche il contadino, sfruttato e maltrattato, che riesce a scalare le gerarchie e avrebbe dovuto dare l'inizio di una svolta, finisce per diventare come i suoi vecchi padroni. E le sue "conquiste" finiranno per diventare delle imprese inutili dato che in punto di morte passeranno nelle mani di qualcun altro.


Curiosità

- Un altro personaggio della letteratura italiana con l'ossessione per la roba è Don Lollò della novella La giara di Luigi Pirandello, questi è un proprietario terriero che in tempo di raccolta delle olive si è ritrovato con una preziosa giara rotta e il conciabrocche nel tentativo di ripararla è rimasto intrappolato all'interno della sua giara. Pur di non romperla preferiva tenerlo lì dentro fino a quando non si sarebbe stancato gliel'avrebbe ripagata. Alla fine dovette romperla perché non c'era altro modo di concludere la vicenda tanto comica quanto assurda.

- Il nome Mazzarò è un riferimento alla mazza che il ricco proprietario terriero, ormai vicino alla morte, usa contro i suoi animali (la sua roba).

- L'inizio della novella con la descrizione quasi fiabesca del proprietà di Mazzarò ricorda vagamente la fiaba "Il gatto con gli stivali" dello scrittore francese Charles Perrault (1628-1703). In questa fiaba un personaggio domanda chi è il proprietario dei campi e dei boschi che stava attraversando, similmente al viandante che pone la stessa domanda al lettighiere.



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