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Sono una creatura - Ungaretti: parafrasi, analisi e commento

Appunto di letteratura riguardante la poesia "Sono una creatura" di Giuseppe Ungaretti: testo, parafrasi, analisi del testo, figure retoriche e commento.
Lapide sul Monte San Michele (San Martino del Carso - Provincia di Gorizia)

La poesia "Sono una creatura" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti, porta l'indicazione "Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916" e fa parte della raccolta L'allegria. I temi trattati sono: l'assoluta disumanità della guerra - la solitudine, l'angoscia, il dolore.



Indice




Testo

Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata

Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede

La morte
si sconta
vivendo



Parafrasi

Come questa pietra
di S.Michele
cosi fredda,
cosi dura,
cosi prosciugata,
cosi resistente,
cosi totalmente
priva di vita.

Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede.

La morte
si paga
vivendo.



Analisi del testo

Metrica: tre strofe di versi liberi.

Varia il numero dei versi nelle strofe e varia anche la misura dei versi, che sono senari, quinari, quaternari e ternari. La lirica è costruita secondo una struttura molto semplice, sia per la brevità dei versi che per le immagini ridotte all'essenziale, in modo da ottenere il massimo risultato espressivo (cioè evocare sentimenti, emozioni, oggetti e paesaggi) con il minimo uso di parole poetiche.

Due sono i procedimenti adottati dal poeta:
  • il primo è quello dell'accumulazione ascendente, che tende, attraverso una serie di immagini in successione, a culminare in un vertice emotivo (climax) costituito da "totalmente disanimata". 
  • Il secondo procedimento consiste nell'uso della figura retorica dell'anafora: ancora una volta si raggiunge il vertice emotivo (climax) attraverso quattro versi costituiti da aggettivi di spessore semantico crescente (fredda, dura, prosciugata, refrattaria) introdotti dall'avverbio "così", ripetuto all'inizio di ognuno dei quattro versi e anche nel penultimo verso della strofa, seguito dall'avverbio "totalmente", così perentorio, il quale, a sua volta, introduce l'ultimo verso della strofa, che è formato da una sola parola: l'aggettivo "disanimata". L'altra ripetizione di verso "Come questa pietra": serve a mettere in rapporto di comparazione le prime due strofe (comparativo di uguaglianza).

La parola chiave della poesia è "pietra": viene, infatti, ripetuta per due volte. 

La rima collega "prosciugata" a "refrattaria" con affinità di senso (entrambi i termini suggeriscono un'idea di privazione).

I punti sono sostituiti dagli spazi bianchi (effetto di solitudine e sofferenza) e la cadenza del ritmo sostituisce le virgole.



Figure retoriche

Similitudine = "Come questa pietra" (v. 1 e 9);

Assonanza = "pietra-fredda"; "prosciugata-refrattaria-disanimata";

Allitterazioni = delle consonanti "t" ed "r": "questa pietra; prosciugata refrattaria";

Epanalessi = "Come questa pietra" (v. 1 e 9);

Anafora = "così…così", perché è all'inizio di più versi (vv. 3-7);

Anastrofe = "come questa pietra / è il mio pianto" (vv. 9-10);

Epifonema = "La morte si sconta vivendo”, cioè un’asserzione che ha valore di sentenza, ogni giorno con la nostra sofferenza paghiamo il nostro tributo. (vv. 12-14);

Enjambement = vv. 1-2; 7-8.

Climax = "fredda, dura, prosciugata, refrattaria, disanimata".

Ossimoro = "morte" e "vivendo" (vv. 12-14).



Commento

È ambientata nel monte di San Michele, presso Gorizia, alle pendici del quale gli eserciti italiani erano schierati nell'agosto del 1916 in attesa dell'imminente conquista della città.
Iniziamo col dire che in Ungaretti l'acqua è sempre un elemento positivo, mentre l'idea di morte è espressa con i termini di aridità. In questa poesia vi è uno scenario duro e arido: da una parte il pianto, segnale di dolore, ma anche di vita, dall'altra la pietra, in cui il pianto stesso si è ridotto, pietrificandosi. Non è sparito il dolore: solo, è penetrato nell'intimo dell'anima e non lascia più tracce all'esterno. L'aridità delle rocce, carsiche, però è solo apparente: in profondità l'acqua scorre. Alla pietra prosciugata del Carso corrispondono gli occhi asciutti del poeta. È una poesia triste, quasi come il paesaggio del Carso così arido e freddo. La sofferenza del poeta Ungaretti è così tale che non ha più le lacrime per piangere, o per meglio dire, si tratta di un pianto nascosto, intimo. Il suo dolore lo possiamo paragonare a quella pietra così senza vita. Vivere è uguale a soffrire, la sofferenza è uguale solo con la morte.



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